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AIEL: studi mirati per rinnovabili a basso impatto

Scarti agricoli, rifiuti umidi e persino il letame possono diventare fonti di energia rinnovabile: e’ necessario pero’ avviare studi approfonditi su cui poi progettare interventi mirati. Di questo si e’ discusso oggi al convegno dell’Aiel (Associazione italiana per le energie agro-forestali) tenutosi a Legnaro (PD), organizzato da Veneto Agricoltura e dall’Universita’ di Padova in collaborazione con il Crpa (Centro ricerca produzioni animali). Oltre al minuzioso monitoraggio dei 28 impianti a biogas presenti nel Veneto (8 nel veronese e nel padovano, 6 nel vicentino, 3 nel trevigiano, 2 nella provincia di Venezia, uno in quella di Rovigo e purtroppo, nessuno nel bellunese) e ai dati relativi alla qualita’ e quantita’ di biomassa veneta (un totale di 23 milioni di tonnellate all’anno di cui 6,5 milioni solo di liquame) sono stati presentati i considerevoli numeri della produzione di energia con quasi 45 milioni di mc di biogas prodotto e una potenzialita’ degli impianti che supera i 15,5 MegaWatt elettrici. Il tutto usando appunto gli scarti e non materie prime destinate al consumo alimentare. “C’e’ purtroppo una certa confusione quando si parla di impianti biogas – ha confermato il direttore del settore Ricerca e Sperimentazione di Veneto Agricoltura Giustino Mezzalira – in quanto si tende a ricomprendere nel termine ‘biomassa’ anche prodotti agricoli dalla destinazione piu’ pregiata. Qui invece si vuole sfruttare fino in fondo una risorsa di scarto da riutilizzare per creare nuova energia. Veneto Agricoltura ha attivato una specifica Azione Strategica sulla Bioenergie istituendo un nuovo settore all’interno della propria struttura proprio per dare delle risposte al territorio e agli operatori del settore”. “Sono necessari – ha concluso Mezzalira – investimenti e leggi che consentano una semplificazione burocratica finalizzata a incrementare questo approccio alternativo all’approvvigionamento energetico, anche per le piccole aziende agricole”.