I Paesi classificati "a rischio estremo" sono 28, la maggior parte dei quali situati in Africa: ad incidere la posizione geografica e la scarsa dotazione delle popolazioni
(Rinnovabili.it) – Secondo uno studio condotto su un campione di 166 Paesi dalla Maplecroft (società britannica che si occupa di analizzare i rischi internazionali per il mondo degli affari), gli Stati che saranno in grado di affrontare al meglio i danni del cambiamento climatico saranno: Canada, Finlandia, Giappone e Norvegia, che, grazie alle loro dotazioni, hanno totalizzato il maggior punteggio relativo a “l’indice di vulnerabilità al cambiamento climatico”. A subire notevoli effetti negati saranno al contrario Paesi come la Somalia, Haiti e l’Afghanistan a causa anche della loro posizione geografica, considerata una variabile di notevole importanza per l’attribuzione dell’indice: qualora si verificasse un notevole innalzamento dei livelli di mari e oceani, le isole le penisole e le regioni costiere sarebbero sicuramente soggette ai pericoli maggiori.
L’insieme delle nazioni è stato classificato su una scala da 0 a 10, che va da rischio estremo (0 a 2,5) a rischio debole (7,51 a 10), dei 28 Paesi esposti a un rischio «estremo», 22 sono situati in Africa subsahariana.
Per la creazione dell’indice sono stati presi in esame diversi parametri quali economia, istituzioni e gestione, sviluppo umano e salute, ecosistemi (gestione delle foreste, impatto umano sull’erosione del suolo), sicurezza dell’approvvigionamento delle risorse (acqua, prodotti alimentari, energia) e infine ripartizione della popolazione e infrastrutture.
L’obiettivo dell’analisi non è tentare di prevedere quali saranno i danni che verranno provocati dal global warming, ma scoprire quali saranno le reazioni delle popolazioni concentrandosi su aspetti quali la vulnerabilità e le reazioni possibili di individui e comunità, di economie e società di fronte ai possibili rischi legati al sopraggiungere dei cambiamenti climatici.