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Addio al vino australiano per il global warming

Un innalzamento della temperatura sarebbe all'origine dell'allarme del ricercatore USA, secondo il quale gran parte del patrimonio vinicolo austrliano potrebbe scomparire

Greg Jones, uno scienziato americano specializzato nell’ambiente, dopo un sopralluogo in alcune zone dell’Australia, ha maturato la convinzione che addirittura l’80% dei vigneti australiani potrebbe sparire a causa dei cambiamenti climatici. Ha infatti spiegato come gran parte delle aree viticole, potrebbero diventare troppo calde e secche per essere adatte, come lo sono ora, alla produzione di uva da vino.
“Il più grande problema dell’Australia è l’acqua: senza irrigazione l’industria vitivinicola è in pericolo” ha affermato Greg Jones. Oggi circa i due terzi della produzione avvengono nelle aree interne più calde come Riverland in South Australia. I cambiamenti climatici potrebbero rendere impossibile la coltivazione dei vitigni più delicati come il Pinot Nero e l’unica soluzione potrebbe essere l’impianto di altri vitigni più resistenti. Ma nelle zone più calde, c’è davvero poco da fare. Brian Mc Guigan, veterano dell’industria vinicola australiana, considera i cambiamenti climatici la minaccia più grave che abbia mai dovuto affrontare nel corso dei suoi 48 anni di attività. Cattive notizie anche dall’ultimo rapporto del “Dipartimento Acqua e Energia” che riporta una riduzione della portata d’acqua del bacino del Murray-Darling, al punto che alcuni corsi d’acqua sono già a secco.
“A meno di forti precipitazioni nel mese di giugno le riserve d’acqua per l’irrigazione saranno pari a zero – ha precisato Wendy Craig la direttrice della commissione di gestione del bacino Murray-Darling – Ci si dovrà preparare a considerare la siccità come un fatto normale negli anni a venire”.