Un ritardo di 4 anni sulle misure di protezione per il bacino del fiume Olona e Bruxelles invia all’Italia una lettera di costituzione in mora
(Rinnovabili.it) – Ancora problemi per l’Italia, richiamata a livello ambientale da Bruxelles stavolta sulle acque reflue urbane. In base a quanto stabilito dalla normativa europea (91/271/EEC) tutte le acque di scarico provenienti da centri abitati di oltre 10.000 persone debbono obbligatoriamente essere raccolte e trattate prima d’essere convogliate nelle reti fognarie. A seguito però di alcune verifiche nell’autunno del 2006, la Corte di giustizia europea stabilì che l’Italia fosse venuta meno a tali obblighi per quel che riguarda alcuni comuni nella provincia di Varese. Per proteggere il bacino del fiume Olona, fu sentenziato che le acque reflue delle abitazioni della zona in questione venissero trattate prima di essere immesse nell’ambiente. Le disposizioni indicavano un trattamento “terziario” che prevede, dopo aver passato lo scarico con ossidazione biologica, che vengano ridotti i solidi disciolti o le sostanze nutrienti (azoto e fosforo) che potrebbero causare l’eutrofizzazione dei corpi idrici attraverso una serie di reazioni rigorose capaci di determinare un ulteriore abbattimento del carico inquinante.
A quattro anni di distanza tuttavia, nonostante le allora promesse delle autorità italiane che i lavori si sarebbero conclusi entro la fine del 2008, non è stata ancora raggiunta la piena conformità. In tal senso La Commissione Europea su raccomandazione del Commissario per l’ambiente Janez Potočnik, inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia che ha ora due mesi per adeguarsi prima di andare incontro a possibili sanzioni pecuniarie.