Per Federutility il problema non è la privatizzazione, ma la remunerazione delle tariffe
(Rinnovabili.it) – “In Italia il tema dell’acqua è accompagnato o da demagogia oppure da un tifo da stadio, invece che da progetti basati sui numeri”. Con queste parole il Vice Presidente di Federutility, Mauro D’Ascenzi, valuta gli scenari che potrebbero aprirsi con gli esiti del referendum sull’acqua e invita a prendere decisioni con logiche industriali e di lungo periodo.
Per D’Ascenzi, uno dei due referendum, quello che parla di remunerazione delle tariffe, è davvero pericoloso e il problema della gestione dell’acqua potrà risolversi in due modi: o paga lo Stato, con la spesa pubblica e le tasse, o pagano i cittadini, con le tariffe e le bollette, a suo avviso più efficace nel responsabilizzare il cittadino sui propri comportamenti di consumo. I numeri parlano chiaro: 60 i miliardi di euro necessari nei prossimi 30 anni per evitare che il sistema collassi e che ci vengano applicate multe dall’Unione europea. A questo dobbiamo aggiungere anche la sfiducia di banche e imprese, dovuta a un proliferare di leggi che cambiano da un anno all’altro, che di fatto blocca gli investimenti, lasciando l’Italia indietro su tanti fronti, come quello della depurazione per esempio.
Il rischio da scongiurare? Lasciare alle generazioni future una situazione disastrosa e per questo investire nelle reti e negli impianti.