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A recuperare l’acqua lo insegna un coleottero

(Rinnovabili.it) – Shreerang Chhatre, un ingegnere e imprenditore del MIT, ha un’occupazione speciale: catturare la nebbia. Quello che assomiglia ad un lavoro da fiaba altro non è che l’ultimo esperimento per tutelare la risorsa idrica da parte del mondo scientifico. A livello globale l’accesso all’acqua continua a rappresentare un problema urgente; l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’UNICEF stimano che circa *900 milioni di persone nel mondo vivono senza acqua potabile* e il compito di trovare e trasportare questa risorsa ricade pesantemente su donne e bambini, costretti a trascorrere camminare ogni giorno per ore solo per ottenere un bene primario.

Tra le tante possibilità studiate attualmente per arginare il problema è stata recentemente introdotta la raccolta della nebbia per trasformarla in gocce d’acqua. Ma non si diventa _Fog catcher_ da un giorno all’altro. Shreerang Chhatre si è rivolto alla *biomimesi* per trovare una soluzione innovativa ed efficiente. Nell’arido deserto del Namib, sulla costa occidentale dell’Africa, esiste un tipo di coleottero che ha trovato un peculiare modo di sopravvivere: quando la mattina scende la foschia, la specie _gracilipes Stenocara,_ noto anche come il Maggiolino del Namib, raccoglie le gocce d’acqua sulla sua schiena bitorzoluta, per poi convogliare la patina di brina nella sua bocca, permettendogli di bere. Guardando al microscopio la corazza del maggiolino si scopre che essa possiede minuscoli dossi che attirano l’acqua e depressioni che la respingono. A partire dallo studio di questa struttura, lo scienziato del MIT ha realizzato un meccanismo di attrazione e repulsione molto simile. Si tratta di una sorta di pannello a maglie in grado di convogliare le goccioline in un recipiente. Nonostante la strada sia ancora lunga, negli ultimi test sul campo, il _Fog catcher_ e i suoi colleghi sono riusciti a catturare *un litro di acqua con un metro quadrato di maglia*, al giorno.

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