(Rinnovabili.it) – Consumo idrico, cambiamento nell’uso del suolo, specie invasive. Sono solo tre ma sono i fattori chiave che devono essere obbligatoriamente presi in considerazione quando si parla di biocarburanti, metro d’elezione con cui determinare il reale aiuto dei biofuel nella lotta internazionale ai gas serra. A sostenerlo è l’United Nations Environment Programme (UNEP) in “quattro documenti tematici”:https://www.unep.fr/energy/bioenergy/documents/pdf/Assessing%20Biofuels-Summary-Web-.pdf presentati oggi alla Conferenza delle Parti per la Convenzione sulla Biodiversità a Nagoya, in Giappone. La relazione fra sviluppo delle agro-energie e patrimonio biologico è stata dunque affrontata nel miglior palcoscenico possibile; la COP10 infatti fino al 29 ottobre affronterà il tema della diversità biologica, dei progressi compiuti nel raggiungimento degli obiettivi di tutela fissati per il 2010 e delle future azioni.
I documenti firmati Onu partono dall’assunto che lo sviluppo delle bioenergie abbia inevitabilmente un impatto sulla biodiversità, impatto che può presentare però diversi livelli a seconda di quanto siano interessati fattori quali il cambiamento diretto ed indiretto della destinazione dei terreni, l’introduzione di specie invasive, l’uso eccessivo dell’acqua.
Tuttavia i nuovi report hanno portato all’attenzione dei grandi riuniti in Giappone non solo i lati critici di questa fonte energetica ma anche gli aspetti positivi connessi ad un uso ragionato e razionale dei biocombustibili (come nel caso della riduzione della deforestazione quando in sostituzione della legna come fonte energetica primaria). Una corretta pianificazione e gestione, spiega l’Unep, unitamente ad un approccio integrato risulta essere essenziale a livello delle singole nazioni.
“Non c’è dubbio che abbiamo bisogno di ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili e passare a opzioni più pulite e più rispettose dell’ambiente, ma dobbiamo assicurarci che non si stiano creando problemi maggiori di quelli intendiamo risolvere”, ha affermato Achim Steiner, Sotto-Segretario Generale delle Nazioni Unite e Direttore Esecutivo dell’Unep. “La produzione di biocarburanti – ha aggiunto – possiede rischi e opportunità. Dobbiamo valutare i primi in modo da poter sfruttare appieno le seconde, per ridurre le emissioni, creare nuovi posti di lavoro verdi ed elevare il tenore di vita di alcune delle comunità più povere del mondo”.
Nel dettaglio, il documento intitolato *Water and Bioenergy* dimostra che dell’acqua destinata a livello mondiale all’irrigazione il 2%, o in altri termini 44.000 m3, viene utilizzata per la produzione di bioenergia. Ma se gli obiettivi e i progetti presentati in campo dei biocarburanti fossero pienamente attuati, l’impatto crescerebbe in maniera esponenziale passando a ben 180.000 m3 necessari e creando così un’ulteriore pressione sulle risorse idriche. La sfida sarà dunque quella di creare processi e metodologie che aiutino a sostenere lo sviluppo del settore designando le zone più adatte e disponibili e quelli in cui deve essere applicata una particolare attenzione e che impieghino tecniche agricole sostenibili e tecnologie per ridurre al minimo l’uso dell’acqua.