Rinnovabili

A Montechiarugolo più biogas e meno nitrati

Tutela ambientale di terreno e acque, con la riduzione di nitrati; produzione di energia da fonte rinnovabile in un ciclo cortissimo, davvero a Km zero (utilizzando scarti e sottoprodotti agricoli del territorio); riduzione di costi e investimenti per le aziende agricole; vantaggi per la filiera del parmigiano e del pomodoro. Sono solo alcune delle ricadute positive attese del progetto “Biogas e nitrati”, che mira alla costruzione nel Comune di Montechiarugolo di un impianto comprensoriale di trattamento di effluenti zootecnici del territorio e altre matrici organiche finalizzato proprio alla produzione di biogas e alla riduzione del carico di azoto. Un impianto “verde”, pulito, con il quale si ottengono diversi risultati, in primis quello di un passo deciso sulla strada della sostenibilità ambientale.
Oggi in piazza della Pace la Provincia, il Comune di Montechiarugolo e il Consorzio Ati “Progetto Biogas e Nitrati” hanno firmato un accordo di programma per lo sviluppo del progetto preliminare, ulteriore passaggio di un percorso avviato già da alcuni anni e nel quale il progetto stesso segue la realizzazione di uno studio di fattibilità ad hoc.
“ L’intesa dimostra come alla Provincia e al Comune di Montechiarugolo, stia a cuore l’ambiente, non astratto ma vissuto – ha commentato il vicepresidente Pier Luigi Ferrari firmando il documento –La filosofia è quella della difesa del terreno a vocazione agricola nel rispetto delle fonti rinnovabili di energia”.
“Vogliamo mantenere le caratteristiche di pregio del nostro territorio, per questo abbiamo messo in campo interventi a lungo respiro come questo, che guardano al futuro e creano lavoro – ha detto il sindaco Luigi Buriola – Con questo progetto ci poniamo l’obiettivo di abbattere i livelli di azoto ragionando sul sistema di spandimento”.
”Il tutto a impatto ambientale bassissimo perché – ha spiegato l’assessore Olivieri – gli scarti che saranno utilizzati sono già sul territorio, quindi a Km zero, e verranno trasportati in tubi, senza produrre CO2 e una volta separati i nitrati potranno essere portati su terreni poveri”.
Un ringraziamento particolare agli enti locali è venuto da Carlo Sartori rappresentante dell’ATI
“Dal punto di vista tecnico il progetto, che è stato ideato dalle aziende, mette a reddito un problema trasformandolo in energia. Abbattere costi aggiuntivi è un risultato importante visto la crisi del settore” ha detto Sartori.

*Il progetto*
L’idea centrale dell’iniziativa va appunto nella direzione della sostenibilità. L’impianto comprensoriale di biogas avrà una potenzialità di poco inferiore a 1 MW e sarà abbinato a un impianto di abbattimento dei nitrati contenuti negli effluenti bovini e suini e in altre matrici organiche, tutte provenienti dalle aziende zootecniche ed agroindustriali del territorio. Gran parte dei liquami sarà trasportata via tubo, dalle aziende limitrofe all’impianto. Questo oltre a produrre energia rinnovabile e a ridurre le superfici necessarie per lo spandimento dei liquami, consentirà di abbattere il carico di azoto di origine zootecnica presente sul territorio a beneficio e tutela della qualità delle acque di falda, limitando drasticamente la concentrazione dei nitrati, che attualmente rischia di comprometterne l’uso per scopi idropotabili e agroindustriali.
L’impianto ha dunque vocazione ambientale e di sostegno alle produzioni tipiche e di eccellenza ancor prima che energetico. Esso infatti costituirà un notevole miglioramento, dal punto di vista ambientale, per le filiere del Parmigiano-Reggiano e del pomodoro, prodotti di punta del territorio, eliminando la necessità di spandimento per oltre 300 ha di terreno in zona vulnerabile ai nitrati, e potrebbe essere il modello per una serie di interventi analoghi sul territorio provinciale, finalizzati al sostegno delle attività agricole di eccellenza, alla tutela delle risorse naturali (specie idriche) e alla produzione di energia e calore.

*L’impianto*
L’impianto funziona con i reflui zootecnici, evitando il ricorso a colture energetiche che potrebbero sottrarre terreno all’alimentazione umana e animale. Questo materiale organico subirà una fermentazione anaerobia che gli farà produrre gas metano, utilizzabile per la rete o per la produzione di energia e calore. La peculiarità essenziale dell’impianto è quella di prevedere un processo di separazione dell’azoto dal liquame, tanto che il liquido chiarificato potrebbe concludere il trattamento nel normale ciclo di depurazione. Diversamente da altri impianti, in questo non è previsto poi nemmeno lo spandimento di digestato (il materiale solido derivante dal processo), con ulteriori benefici ambientali (- CO2).

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