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A Copenhagen si rompe il “fronte del Sud”?

(Rinnovabili.it) – La delegazione del G77, che rappresenta al summit danese il gruppo dei Paesi in via di sviluppo ha manifestato il timore che Stati Uniti ed Unione europea possano esercitare una pressione sull’India e sulla Cina, al punto tale da far accettare loro una soluzione “light” e senza date di scadenza per il taglio delle emissioni, cosa che finirebbe per disgregare il cosiddetto “fronte del Sud”.
La preoccupazione è stata espressa dalla stessa durante un incontro con le Ong e le Associazioni ambientaliste (per l’Italia anche Legambiente e Fair).
Secondo l’ipotesi formulata, il G77 non esclude che l’Ue e gli Stati Uniti d’America riescano ad imporre una soluzione che, a loro avviso, in modo o in un altro trascini la maggioranza delle nazioni ad archiviare qualsiasi impegno di bilanciamento tra obblighi imposti ai Paesi sviluppati e ai Paesi in via di sviluppo.
Il pericolo verrebbe dal ”testo danese” che prevede addirittura di archiviare il sistema dei protocolli, come Kyoto, oppure le varie conferenze come quella di Bali o di Copenhagen. Pur conservando l’obiettivo di limitare a 2 °C l’innalzamento del global warming, il documento punta (senza tappe intermedie) a una riduzione del 50% delle emissioni mondiali entro il 2050 rispetto al 1990 o del 58% rispetto al 2005. Per i Paesi ricchi la riduzione sarebbe dell’80%. Ancora in bianco sia gli obiettivi a medio termine sia per le emissioni dei Paesi in via di sviluppo, ma con una raccomandazione sul “picco” al di là del quale questi dovranno cominciare a ridurre le emissioni.
Nonostante le smentite di Yvo De Boers, sul fatto che non si tratta di un documento ufficiale ma solo di una proposta unilaterale della Danimarca, il G77 è preoccupato e guarda con speranza all’arrivo in giornata di uno dei suoi leader, il presidente venezuelano Chavez, che potrebbe ricompattare il “fronte del Sud” e tenere testa alle eventuali e ipotizzate pressioni Usa e Ue.

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