Appuntamento a Copenaghen nel 2009. Questa la magra conclusione della tanto attesa e celebrata Conferenza di Bali. Grande lotta con gli Stati Uniti che non sono riusciti a far passare la loro mozione, ma che hanno comunque impedito che si fissassero nero su bianco impegni, obiettivi da raggiungere e relative sanzioni.
Il documento finale dà il via a due anni di negoziati, cioé ad una discussione che durerà fino al prossimo summit sul clima, fissato per il 2009. La speranza é che per allora si raggiunga un nuovo accordo sulla riduzione dei gas serra per gli anni che seguiranno il 2012. Insomma occorrerà attendere la scadenza del Protocollo di Kyoto (datato 1992) che, come si é visto, fino ad ora non ha certo portato a risultati significativi. E in più l’odierna decisione, sia pur minimale, é stata in forse fino all’ultimo, a causa dell’opposizione degli Stati Uniti. Infatti il compromesso avanzato dai Paesi in via di sviluppo aveva prima creato un gran caos e un clima di tensione, ma seguiti poi da una serie di interventi tutti a favore del compromesso. Tra i più applauditi, quello del Sudafrica che si opponeva in maniera dura e netta alla proposta degli Usa, suscitando l’approvazione della maggioranza dei conevenuti. Gli Usa a quel punto non hanno potuto più sostenere la propria posizione e il capo delegazione, Paula Dobriansky, ha capitolato. A quel punto con la sollecitazione del ministro dell’ambiente indonesiano, Rachmat Witoelar, presidente della Conferenza, il documento é stato approvato, liberando gli intervenuti dall’incubo di chiudere il vertice con un nulla di fatto. Ban Ki-moon dopo l’approvazione ha espresso tutta la sua gratitudine ai molti membri di stati per la flessibilità dimostrata nel raggiungere il compromesso finale. Infatti i negoziati si erano incagliati dopo la seconda notte di trattative e per tutto il sabato mattina (in Italia era notte), facendo slittare la conclusione della conferenza di un giorno di ritardo rispetto al previsto. I Paesi in via di sviluppo, il gruppo detto G77&Cina, avevano avanzato una loro proposta. Ma la situazione non si sbloccava, fino alla resa degli statunitensi. L’ok alla road-map di Bali, per il nostro Pecoraro Scanio, ha significato “la sconfitta di chi voleva boicottare Kyoto e Bali”. “Un successo – ha sottolineato il ministro – per l’Onu e per l’Ipcc”. Il suo unico rammarico é “Aver tolto l’indicazione, fin da ora, degli obiettivi di taglio delle emissioni”. E su questo punto c’é stato il vero braccio di ferro degli ultimi giorni. Risultato: una penalizzazione, a nostro avviso non da poco.
Nel documento almeno viene conservato il riferimento al famoso 4° Rapporto dell’Ipcc, ma purtroppo il taglio delle emissioni lì indicato (un -25/40% entro il 2020 per i paesi industrializzati rispetto alle percentuali del 1990), rimane solo nei desiderata e nelle buone intenzioni. Si fa solo un marginale riferimento a tre delle pagine dello stesso rapporto. Quelle stesse in cui troviamo sia gli scenari dell’aumento dei gas serra che il relativo incremento della temperatura, ma anche gli standard di riduzione delle emissioni voluti soprattutto da Ue e Italia. Grandissima tensione fino all’ultimo minuto, come hanno dimostrato le lacrime del responsabile del segretariato Onu per i cambiamenti climatici, Yvo de Boer, criticato molto duramente da India e Cina per aver convocato la seduta plenaria mentre i Paesi in via di sviluppo erano riuniti nella loro sessione.
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“Qui le versioni integrali dei documenti conclusivi della Conferenza sul Clima a Bali 2007”:https://unfccc.int/meetings/cop_13/items/4049.php