L'Associazione ambientalista presenta oggi il proprio bilancio ambientale dell'anno italiano che sta per chiudersi. E sul calendario appunta un segno negativo
(Rinnovabili.it) – Niente da fare in patria per l’Anno della Biodiversità, così come ribattezzato sotto il profilo ambientale il 2010. Per il WWF il bilancio di questi quasi conclusi 365 giorni in Italia non superano la prova e si aggiudicano un bel segno meno sul rendiconto finale. Politiche fallimentari, questioni territoriali ancora aperte e una mancanza di prospettive per il 2011 e per gli anni futuri sono i fattori che preoccupano l’associazione e che fanno pendere negativamente l’ago della bilancia. Sì perché ad esclusione dei risultati positivi ottenuti sulla Convenzione della Biodiversità da cui è scaturita l’approvazione della strategia nazionale, a detta del WWF “la questione ambientale sembra separata dal contesto generale e fortemente indebolita per una significativa difficoltà amministrativa e gestionale”. Primo problema fra tutti una vera e propria strategia di sostenibilità, all’interno dei vari ambiti d’azione del Governo, capace di dare integrità a tutte le politiche in tema. Ne è evidenza soprattutto “l’ulteriore ritardo accumulato nel settore delle politiche energetiche dove l’Italia rimane il paese più arretrato a livello comunicatorio nel raggiungimento degli obiettivi di Kyoto. Avendo ormai definito la scelta per il nucleare si disincentiva però ogni forma di crescita di energie alternative e di azioni tese al risparmio e all’efficienza energetica”.
Nessun passo avanti anche sul fronte del territorio che vede crescere in maniera incontrollata il fattore urbano, accanto ad un irrisolto rischio idrologico e una grave crisi dei parchi, “salvati in extremis – precisa l’associazione – da un intervento in finanziaria, e una virulenta ripresa delle lobby venatorie che hanno trovato soprattutto nel contesto regionale un’incomprensibile sponda alle loro richieste”. Grave il caso del declassamento del parco nazionale dello Stelvio. Il Consiglio dei Ministri del 22 dicembre ha approvato, infatti, un decreto legislativo che modifica la disciplina del Parco trasformandolo da nazionale in interregionale, la cui gestione verrà affidata alle Province autonome di Trento e Bolzano ed alla Regione Lombardia, razionalizzandone le strutture amministrative e mantenendone la configurazione unitaria. Sulle politiche di conservazione il 2010 registra il gravissimo caso, istituito nel lontano 1935, che rischia di diventare un pericoloso precedente a livello nazionale capace di squilibrare i già difficili rapporti tra Stato, Regioni e enti locali. “La situazione – continua la nota stampa diffusa oggi- appare poi aggravata dalle linee di sviluppo delle opere infrastrutturali che, sebbene fortemente rallentate per la carenza economica sottovalutata dal Governo, rafforzeranno il comparto stradale e quindi non saranno utili alla diminuzione di gas serra provenienti dal settore dei trasporti”.