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Insorgono politici e associazioni di settore davanti alla possibilità che la Direttiva di recepimento del decreto 202020 venga approvata mercoledì prossimo. Se così fosse sarebbero irrimediabili i danni ai comparti allo sviluppo delle energia rinnovabili.
Da Legambiente al WWF, dall’ANEV al senatore Francesco Ferrante è unanime la preoccupazione che il taglio degli incentivi e le limitazioni alle rinnovabili potrebbero realmente creare problemi al mercato internazionale bloccando finanziamenti e progetti green volti alla generazione di energia da fonte alternativa.
“Il Governo Berlusconi getta la maschera con un attacco senza precedenti alle fonti rinnovabili. Con la proposta di Decreto legislativo che verrà presentata domani dal Ministro Romani si vogliono fermare l’eolico, il solare, e le biomasse in Italia per dare spazio al nucleare”. Inizia così, chiara e decisa, la protesta del direttore generale di *Legambiente* Rossella Muroni che stamane ha preso parte alla conferenza tenutasi davanti al Ministero dello Sviluppo Economico voluta da associazioni del calibro di WWF, Legambiente, Anev Aper Assoenergie e molte altre. “Questo Decreto, se non verrà cambiato, sarà un autentico schiaffo da parte di Romani nei confronti del Parlamento e della stessa Unione Europea – ha continuato Rossella Muroni -. Dopo due mesi di audizioni e confronti in Parlamento, con l’approvazione di risoluzioni da parte di Camera e Senato che proponevano correttivi al primo testo presentato dal Governo, perché approvare un testo che non tiene in alcun conto queste proposte? Forse, allora, era questo l’obiettivo della campagna mediatica negativa condotta dal Governo in questi mesi contro le fonti rinnovabili? Per far partire il nucleare facendolo pagare ai cittadini in bolletta?”. Impegnandosi per modificare il provvedimento l’Associazione ambientalista invierà al più presto a Bruxelles le proprie osservazioni sperando di sensibilizzare verso l’adozione di norme che siano di aiuto e di sostegno al comparto delle energie alternative sperando nell’appoggio e nel sostegno del ministro dell’Ambiente italiano Stefania Prestigiacomo.

Stesse preoccupazioni quelle espresse dal Presidente del *WWF Italia*, Stefano Leoni, che ha così affermato “Il decreto legislativo ‘blocca-solare’ proposto dal dicastero dell’economia, che vuole porre un ‘tetto’ al fotovoltaico e bloccarne gli incentivi, fa’ andare l’Italia in controtendenza rispetto al mondo intero: così spegneremo il ‘nostro’ sole e tutta l’economia, ancora giovane, che ruota intorno alle rinnovabili. Una mossa in controtendenza rispetto al mondo intero che ormai punta sulla green-economy con grande sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, ma rispetto alla politica energetica indicata dall’Unione Europea che si è posta l’obiettivo di almeno il 20% al 2020 di copertura da fonti rinnovabili dei consumi di energia, un obiettivo sostenibile solo con il concorso di tutti i paesi”.

Il monito arriva anche dall’operatore energetico integrato da fonte rinnovabile *ReFeel* che, in quanto sostenitore delle diffusione delle energie pulite sta contrastando attivamente l’approvazione del testo che domani verrà proposto da Romani temendo il blocco dei finanziamenti da parte delle banche entro l’estate e un conseguente blocco della realizzazione degli impianti.

Analoga la dichiarazione del senatore *Francesco Ferrante*
”Al momento della presentazione dello schema del decreto legislativo ne apprezzammo i principi ispiratori e la tempestivitè, ma stando ora alle bozze circolate – continua Ferrante – pare chiaro che stia prevalendo un atteggiamento di retroguardia, una spinta negativa che rischia di assestare un colpo durissimo al comparto delle rinnovabili. Il Governo rispetti le condizioni poste all’unanimità dalle Commissioni parlamentari, in particolare sono due gli aspetti del decreto su cui invertire la rotta: se venisse confermato, il limite alla crescita dell’energia solare sarebbe infatti una misura paradossale, perchè il paletto a 8mila mw totali è addirittura un sesto di quello previsto dalla Germania, mentre sul fronte Certificati Verdi fissarne il prezzo di ritiro al 70% per cento invece che al 85%, e’ una misura assolutamente incomprensibile”.