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Smart Pebble, “ciottoli intelligenti” per studiare l’erosione costiera

Ideato dall’Università di Siena e basato su tecnologia RFID che permette di tracciare in maniera puntuale lo spostamento dei sedimenti lungo la costa, il sistema sarà applicato sulla spiaggia di Nizza per studiare e comprendere il fenomeno dell'erosione costiera

erosione costiera
By Martin Furtschegger, CC BY 3.0, Link

Studiare e comprendere l’erosione costiera “monitorando” gli spostamenti a lungo e a breve termine di “ciottoli intelligenti”

(Rinnovabili.it) – Dalle foreste galleggianti disegnata per ridurre i danni ai litorali causati da vento e onde alle micro turbine giapponesi progettate per dissipare l’energia del moto ondoso e trasformarla in elettricità, sono numerose le soluzioni studiate dai ricercatori di tutto il mondo per contrastare il fenomeno dell’erosione costiera. 

Tra queste, anche quella messa a punto dall’Università di Siena e basata sulla tecnologia Rfid che permette di tracciare in maniera puntuale lo spostamento dei sedimenti lungo la costa. Battezzato Smart Pebble, (ovvero, ‘ciottolo intelligente’) e già adottato con successo nelle spiagge italiane di Marina di Pisa e Ancona e in Croazia sull’isola di Vis, il sistema sarà a breve “testato” anche lungo la spiaggia municipale di Nizza sulla Promenade des Anglais. L’attività sarà dal gruppo di ricerca del professor Alessandro Pozzebon del Dipartimento di Ingegneria dell’informazione e scienze matematiche dell’ateneo senese in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e con la Division Mer et Littoral della Municipalità di Nizza.

Le informazioni raccolte con questa tecnica – spiega Pozzebon – sono di notevole importanza per comprendere le dinamiche dell’erosione costiera e per poter poi individuare le soluzioni di protezione del litorale più indicate. Si tratta inoltre di informazioni riguardanti le traiettorie seguite dai sedimenti, la loro variazione morfologica e la loro abrasione, non ottenibili tramite nessun’altra soluzione tecnologica”.

 

Come spiegato nello comunicato stampa diffuso dalla stessa Università di Siena, il team di ricerca posizionerà un centinaio di “Smart Pebble”, monitorandone gli spostamenti per le successive 48 ore, e andando poi a localizzarli tramite un dispositivo sviluppato ad hoc e a recuperarli dopo circa due mesi, con l’intento di raccogliere quante più informazioni possibile per cercare di definire al meglio i processi erosivi che minacciano la spiaggia.
In un’epoca storica in cui il riscaldamento globale è un fenomeno ormai assodato e il conseguente innalzamento dei mari rischia di far scomparire interi tratti di litorale – conclude il professor Pozzebon – una tecnologia che permette di comprendere meglio i processi erosivi rappresenta un piccolo ma prezioso strumento per cercare il più possibile di contrastarli”.

Quello dell’erosione costiera rappresenta ad oggi un fenomeno grave ed in espansione. Risultato diretto e indiretto di alterazioni del ciclo dei sedimenti a loro volta determinate da cause naturali ma soprattutto antropiche (consumo del suolo e attività di ripascimento), l’erosione costiera mette a rischio, solo in Italia, oltre 1.200 chilometri di spiagge. Un rischio ulteriormente aggravato dalla crisi climatica, dall’innalzamento degli oceani e dai mutamenti già verificatisi a livello metereologico. 

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