La prossima settimana il Parlamento europeo dovrà votare gli obiettivi assegnati ai rifiuti alimentari dal pacchetto Economia Circolare. Ma la strada appare già in salita
(Rinnovabili.it) – Tra le priorità 2017 dell’Unione Europea, Bruxelles ha inserito anche il Pacchetto Economia circolare, la nuova cornice legislativa sull’uso delle risorse che dovrebbe entrare in vigore per la fine dell’anno. Il pacchetto è costituito da un insieme di misure e atti riguardanti l’intero ciclo di vita dei beni comunitari: dalla produzione e consumo fino alla gestione dei rifiuti e al mercato per le materie prime secondarie. In questo potpourri normativo fa capolino anche la questione dei rifiuti alimentari. Un problema spesso e volentieri ignorato che negli ultimi anni ha raggiunto dimensioni ciclopiche: solo nell’Unione europea si sprecano 88 milioni tonnellate di cibo degli oltre 1,3 miliardi di tonnellate gettate nella spazzatura ogni anno a livello mondiale (dati delle Nazioni Unite).
Il piano d’azione, redatto dalla Commissione, prevede di ridurre questo spreco della metà entro il 2030, stabilendo una metodologia comune di misurazione, una migliore indicazione della data di consumo degli alimenti e fornendo strumenti partici per non mancare il target. Su questi elementi, la Commissione Ambiente (ENVI) dell’Europarlamento si dovrà pronunciare il prossimo 24 gennaio ma il risultato, avvertono gli attivisti, “è tutt’altro che scontato”.
Per questo motivo oltre quaranta organizzazioni di quindici Stati Membri, tra cui Friends of the Earth, hanno lanciato una petizione con cui chiedono agli eurodeputati dell’ENVI di rendere l’obiettivo di riduzione dei rifiuti alimentari giuridicamente vincolante a livello nazionale, piuttosto che volontario. Attualmente, infatti, sono pochi i Paesi dell’Unione che possiedono normative in materia di scarti alimentari, comprese Italia e Francia. “Il Pacchetto Circular Economy ha il potenziale per essere l’accordo sui rifiuti alimentari più ambizioso al mondo, ed è urgente sia sotto il profilo ambientale che per i milioni di persone che soffrono di povertà alimentare in Europa”, spiega Martin Bowman, attivista britannico della campagna This is Rubbish. “Ma l’accordo è tutt’altro che certo, potrebbe essere annacquato. I lobbisti aziendali hanno cercato di indebolire gli obiettivi, mettendo l’ambiente e coloro che vivono in condizioni di indigenza a rischio”.