I dati relativi al biennio 2013-2014 fotografano un Cobat in espansione nel riciclo e recupero di batterie, fotovoltaico, RAEE e pfu. Con un occhio alla ricerca
(Rinnovabili.it) – Una crescita verticale nel riciclo di batterie, RAEE e pannelli fotovoltaici, con un aumento anche nel settore, da poco presidiato, degli pneumatici fuori uso. È la fotografia scattata dal Cobat, il Consorzio multifiliera di raccolta e riciclo che oggi ha presentato a Roma il report di sostenibilità relativo al biennio 2013-2014. Ad animare il convegno anche Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente e Pavan Sukhdev, ex capo della green economy per l’Unep.
A presentare i dati è stato il direttore generale del Cobat, Michele Zilla, suddividendo l’attività del Cobat in ciascun settore di competenza.
Batterie al piombo e accumulatori portatili
Quasi il 55% dell’immesso al consumo degli accumulatori industriali e per veicoli e quasi il 30% delle pile e degli accumulatori portatili. Nel 2014 la raccolta di accumulatori al piombo esausti si è attestata sui 127,5 milioni di kg. In Toscana (+29,7%), Campania (+28,3%) e Abruzzo (+24,2%) le maggiori variazioni percentuali dei quantitativi di raccolta.
«La capillarità del sistema Cobat è il suo punto di forza – ha sottolineato Giancarlo Morandi, il presidente del Consorzio – Lo dimostra il fatto che riusciamo a raccogliere, in percentuale, gli stessi rifiuti nel nord e nel sud Italia».
RAEE
Nel settore dei RAEE, il Cobat sta scalando la classifica: dalla penultima posizione nel 2012, nel 2014 è uno tra i primi 7 sistemi di raccolta in Italia. Numericamente, questo si traduce in una crescita che parte dai 105.983 kg di RAEE gestiti nel 2013 ai 7.519.568 kg del 2014. Un aumento di oltre 70 volte. Il balzo è stato possibile a causa dell’incremento delle adesioni di produttori e importatori di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Ad oggi i centri di raccolta sono 777, nel 2013 erano 44. Il maggiore quantitativo raccolto, sia nel 2013 che nel 2014, appartiene alla categoria R3, ossia TV e monitor, rispettivamente con 86 mila kg e 6 milioni di kg.
Moduli fotovoltaici
Già dal 2011, il Consorzio ha messo in piedi la prima filiera italiana per la raccolta e il riciclo dei moduli fotovoltaici esausti. Ad oggi, non sono molti i moduli che necessitano di un corretto recupero e riciclo. Ciò nonostante, Cobat ha triplicato i quantitativi raccolti, passando da 22.500 kg del 2013 a 70.000 kg del 2014. Il gruppo si aspetta che il settore crescerà ancora, dato che presto arriveranno a fine vita i moduli installati una ventina di anni fa.
Pneumatici fuori uso
Comincia a crescere anche il comparto degli pneumatici fuori uso (pfu), dopo che da quest’anno il Cobat ha ottenuto dall’ACI l’autorizzazione a recuperare quelli provenienti da autodemolizione. Il quantitativo gestito nel 2014 da Cobat è pari a 7 mila kg (+40% rispetto al 2013).
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Investire nella ricerca
Presto le batterie al piombo potrebbero veder sorgere nuovi competitor, che nei settori alternativi a quello dell’automobile già si sono affermati. È il caso delle batterie al litio, che sempre più entrano nel ciclo dei rifiuti data la diffusione di apparecchiature elettroniche come smartphone, tablet e computer portatili. Presto potranno diffondersi a macchia d’olio, se l’annunciato boom delle auto elettriche e ibride diventerà realtà.
«Il mondo non ha ancora trovato la soluzione per riciclare al 100% le batterie al litio – ha detto il presidente del Cobat, Giancarlo Morandi – Ecco perché è importante investire nella ricerca e nell’innovazione. Dobbiamo trovare soluzioni ai problemi di domani».
Questi accumulatori sono sottoposti a procedimenti che permettono il recupero di materiali secondari, ma che vanno perfezionati. Anche perché, ad oggi, gran parte dello smaltimento delle batterie avviene negli Stati Uniti, con processi non approvati in Unione Europea. A questo scopo il Consorzio ha stipulato un accordo con l’Istituto di Chimica dei Composti Organometallici (ICCOM) del CNR per incentivare lo studio di soluzioni più efficienti nel campo del riciclo delle batterie al litio e al sodio cloruro di nickel esauste, recuperando i loro componenti metallici.
«È fondamentale non penalizzare quelle realtà che si sforzano di produrre in maniera ambientalmente sostenibile – ha detto Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente – Chi concorre slealmente, utilizzando modi di produzione inquinanti e scorciatoie che implicano uno scarico di esternalità sulla collettività, deve venire sfavorito».
Dichiarazioni che hanno permesso di rilanciare il tema caldo della legge sugli ecoreati, difesa da Ciafani e Realacci come un provvedimento che «guarda al futuro» e la vittoria di «una battaglia di civiltà».
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Le imprese del 2020
Come dovranno essere le aziende del futuro? Era questo l’interrogativo pendente al convegno. Ha tentato di rispondervi Pavan Sukhdev, ex numero uno della green economy all’Unep, con un passato in Deutsche Bank e fondatore di Gist, società di consulenza ambientale che lavora con governi ed imprese.
«Le corporation del 2020 – ha spiegato, citando il titolo del suo libro – dovranno sforzarsi di incorporare le esternalità, dando loro un prezzo adeguato. Dovranno creare ricchezza reale, non solo spazzatura finanziaria, generare capitale sociale senza saccheggiare il capitale naturale».
Potrebbero aiutare dei meccanismi di premialità e penalità, immaginati da Ciafani? Possibile. A proposito di premi, il Cobat ne ha vinto uno proprio oggi: è stato consegnato al presidente Morandi da Armando Romaniello e Paolo Marras, direttore marketing e area manager di Certiquality, società di certificazione che rilascia gli attestati ISO 9001 e ISO 14001.