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Lo spreco alimentare diventa energia pulita: biofuel dallo yogurt greco

Un team di ricercatori ha trovato un modo per utilizzare i batteri nella trasformazione degli zuccheri e degli acidi avanzati dallo yogurt greco in molecole ad alto valore

yogurt greco

 

 

 

Anche l’industria dello yogurt greco può chiudere il cerchio

(Rinnovabili.it) – In Italia, sull’onda di una domanda sempre maggiore di prodotti salutari, lo yogurt greco ha rapidamente accresciuto il suo spazio sul mercato, rosicchiando le entrate dello yogurt tradizionale. Nel 2017 il numero delle famiglie italiane che hanno comprato questo prodotto è arrivato a quota 9,3 milioni e un successo simile lo sta riscontrando anche presso i consumatori di altri Paese, Stati Uniti in primis (oggi i primi produttori al mondo).

Ma dietro il segreto del suo successo c’è un processo di produzione ad alto tasso di spreco alimentare. Rispetto al prodotto tradizionale, lo yogurt greco richiede una filtrazione più lunga, che genera di conseguenza grandi quantità di siero di latte destinate ai rifiuti.

 

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Un gruppo di ricercatori internazionali è intenzionato a dare un taglio netto a questo spreco: ingegneri e microbiologi della Cornell University, negli USA, e dell’Università di Tubinga, in Germania hanno messo a punto un modo per produrre biocarburanti dallo yogurt greco. “Per essere sostenibili, è necessario convertire i flussi di rifiuti dove questi vengono prodotti, e quindi a nord di New York, dove ci sono le mucche, i produttori di latte, e dove la mania dello yogurt greco negli Stati Uniti è iniziata attraverso Chobani e FAGE”, spiega l’ingegnere Lars Angenent, coautore del lavoro pubblicato ieri su Joule.

 

Il siero di latte scartato è costituito per lo più da sodio, lattosio (lo zucchero del latte), fruttosio e dall’acido rilasciato dalle fermentazioni batteriche durante la produzione. I ricercatori hanno impiegato nuovamente dei batteri per trasformare questa miscela in un estratto contenente altri due composti utili: l’acido caproico e l’acido caprilico. Il “trucco” è stato quello di mettere insieme due reattori “a coltura aperta” con microbiomi differenti.

 

Entrambi gli acidi ottenuti sono “antimicrobici verdi” che possono essere somministrati al bestiame al posto degli antibiotici tradizionali. Un uso alternativo di queste molecole, spiegano gli scienziati, di “ricucirle” assieme per ottenere catene carboniose più lunghe e quindi dei biocarburanti. “Il mercato agricolo potrebbe sembrare più piccolo, ma ha un’impronta di carbonio molto grande e trasformare il siero acido in una materia prima che gli animali possono mangiare è un esempio importante dei cicli chiusi di cui abbiamo bisogno in una società sostenibile”, afferma Angenent. “Il mercato dei carburanti, ovviamente, funziona a un prezzo inferiore, ma la sua domanda è praticamente illimitata”.

 

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