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Tutte le seconde vite degli oli usati

Dopo essere stati raccolti dal COOU, gli oli usati vengono destinati a rigenerazione, un processo dal quale si ricavano numerose diverse prime seconde

Viscolube e Coou portano gli oli usati nei Comuni siciliani-

 

(Rinnovabili.it) – Dal riciclo degli oli usati si possono ricavare soprattutto nuove basi lubrificanti, ma anche diverse altre materie prime da reimmettere nel ciclo produttivo. Lo spiega il COOU, Consorzio obbligatorio degli oli usati, in una sua recente pubblicazione sulla rivista Equilibri, corredata da numerosi grafici. Oltre 167 mila tonnellate di olio lubrificante usato sono state raccolte nel 2014, il 91% delle quali avviate al riciclo tramite rigenerazione.

Secondo i dati, la ri-raffinazione degli oli lubrificanti porta alla produzione di nuove basi rigenerate per il 70%. Il 12% finisce invece nelle miscele per asfalti, mentre l’8% è acqua che si può riutilizzare. Il 7% diventa gasolio e un 3% frazioni leggere.

 

PRODOTTI RECUPERABILI DALLA RIRAFFINAZIONE

 

Lo scorso anno il Sistema Consorzio – composto dal COOU e dalle 72 aziende di raccolta e della rigenerazione – ha recuperato il 43,7% del totale immesso al consumo in Italia, un dato in aumento dello 0,4% rispetto al 2013 e vicino al 100% del potenziale raccoglibile. Il 91% degli oli usati gestiti è stato avviato a rigenerazione, da cui sono state ricavate 111 mila tonnellate di basi rigenerate, 56 mila tonnellate di nuovi prodotti recuperati in altre filiere (come i bitumi), 16 mila come combustibile in impianti per la produzione di cemento e solo 200 tonnellate inviate a smaltimento per termodistruzione.

Questi numeri  fanno dell’Italia il Paese leader in Europa nel recupero e riciclo di questo rifiuto pericoloso. I vantaggi per l’ambiente sono quantificabili: bastano 4 kg di olio usato, il cambio di un’automobile, a inquinare una superficie d’acqua grande come un campo da calcio. Anche l’economia risente positivamente del riciclo degli oli usati: circa il 25% delle basi lubrificanti consumate in Italia derivano dal processo di rigenerazione, un fatto che nel solo 2014 ha permesso al nostro Paese di risparmiare 90 milioni di euro sulle importazioni di petrolio greggio dall’estero.