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Gli oli usati si possono miscelare: cambia la legge e il Coou esulta

Una direttiva europea male interpretata stava per picconare la filiera degli oli usati. Ma il governo dopo 4 anni ha tolto i paletti alla miscelazione fra oli differenti, togliendo un peso dalle spalle del Coou

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(Rinnovabili.it) – Vietato miscelare gli oli usati, anzi no. Il Coou (Consorzio obbligatorio degli oli usati) può tornare a sorridere dopo quattro anni: la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge 116/2014 spazza via parecchi grattacapi, perché stabilisce che gli oli lubrificanti usati con diverse caratteristiche di pericolosità potranno nuovamente essere miscelati. Sono stati risolti così una buona dose di problemi che si erano venuti a creare per la filiera italiana, che vanta numeri importanti. I crucci erano iniziati nel 2010, quando il governo, recependo una direttiva europea, aveva emesso il Dlgs 205. Questo introduceva, secondo il Coou «attraverso un’interpretazione forzata», il divieto di miscelare fra loro rifiuti con caratteristiche di pericolosità (o “codici H”) differenti.

 

I codici H sono assegnati dal produttore e hanno uno scopo ben preciso: segnalare con esattezza quanto e perché il rifiuto è pericoloso, così da facilitare le procedure cautelative che gli operatori devono mettere in atto nel suo trattamento. Il decreto del 2010 aveva messo in difficoltà la filiera, dalla raccolta all’avvio al recupero. Si rischiava di operare miscelazioni non consentite e incappare in sanzioni penali. Cosa che avrebbe reso le procedure di rigenerazione più complicate e onerose. L’autobotte che non poteva più mescolare oli con codici diversi, avrebbe dovuto tornare all’impianto di stoccaggio, svuotare una cisterna piena solo in parte e ripartire, aumentando i costi. Uno spreco insostenibile, lamentava il Consorzio, tanto più che poi oli usati di tipologie differenti sarebbero stati comunque miscelati in fasi del recupero successive alla raccolta. Il direttore tecnico-operativo del Coou, Franco Barbetti, aveva subito reclamato presso le amministrazioni provinciali e regionali: chiedeva autorizzazioni a procedere come sempre, in deroga alla norma appena varata. Fin da subito però, spiega Barbetti, «fu chiaro che, per consentire una gestione degli oli usati sostenibile nel tempo, era indispensabile ristabilire il corretto recepimento della Direttiva Europea che, peraltro, non prevedeva tale divieto di miscelazione per gli oli usati. Grazie alla collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con le Commissioni competenti di Camera e Senato, attraverso questo Decreto Legge si è trovata una soluzione che ha risolto il problema alla radice».

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