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Oli lubrificanti usati: il COOU diventa CONOU e rafforza la filiera

Tomasi: “Il nome cambia e diventano ancora più forti il progetto, l’innovazione e il gioco di squadra”

Oli lubrificanti usati
Credits: CONOU

(Rinnovabili.it) – Il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati (COOU) cambia denominazione e diventa CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati. “Il nome cambia – spiega il Presidente, Paolo Tomasi – e diventano ancora più forti il progetto, l’innovazione e il gioco di squadra”. Tutti gli attori della filiera – Consorzio, imprese di raccolta e aziende della rigenerazione – che hanno dato vita a un’eccellenza dell’economia circolare apprezzata in tutto il Mondo, saranno ora maggiormente rappresentati non solo all’interno del CdA, ma anche nella nuova denominazione del primo ente ambientale nazionale dedicato alla raccolta differenziata di un rifiuto pericoloso quale gli oli lubrificanti usati.

“CONOU – continua Tomasi – sarà espressione di una filiera ancora più forte: in questi anni siamo cresciuti tutti insieme e ora siamo pronti per la nuova avventura”.

Cosa sono gli oli lubrificanti usati?

Gli oli usati sono ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti. In funzione delle caratteristiche applicative e delle destinazioni d’uso, una parte di olio viene consumata nell’utilizzo, mentre la restante costituisce l’olio usato. Definito dalla legge “rifiuto pericoloso”, l’olio usato, se eliminato in modo scorretto o impiegato in modo improprio, può trasformarsi in un potente agente inquinante: basti ricordare che, se versati in acqua, 4 chili di olio usato possono inquinare una superficie grande come un campo di calcio. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa economica per il nostro Paese, infatti può essere rigenerato tornando a nuova vita con caratteristiche simili a quelle del lubrificante da cui deriva. In 33 anni di attività, oltre il 90 per cento dell’olio raccolto dal Consorzio è stato classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, mentre il 10 per cento è stato avviato a combustione in appositi impianti quali, ad esempio, i cementifici. Solo una frazione molto piccola, in quanto irrimediabilmente inquinata, è stata termodistrutta.