Nonostante alcune sfide che il settore dovrà superare, il riciclo degli pneumatici fuori uso è un business e una best practice che fa bene anche all’ambiente. In che modo ce lo racconta EcoTyre
(Rinnovabili.it) – La filiera che in Italia gestisce gli pneumatici fuori uso è uno dei fiori all’occhiello di cui il nostro Paese può andare fiero. Nel settore del riciclo dell’auto, il comparto industriale italiano sembra infatti aver individuato una chiave di volta che è stata capace di fare da schermo alla crisi che ha investito molti altri settori: una dimensione conveniente non solo dal punto di vista economico (che il business si possa fare ce lo dimostrano le tante realtà attualmente operative a vari livelli), ma anche da quello ambientale e con ricadute positive che investono persino il piano occupazionale.
Nel mondo del riciclo dell’auto giunta a fine vita, la filiera del recupero e dell’avvio al corretto riciclo degli pneumatici fuori uso riveste un ruolo di grande portata. Le iniziative e i risultati raggiunti dai vari operatori attivi sul panorama nazionale sono tante e mostrano quanto di buono si possa fare con un rifiuto che fino a qualche decennio fa finiva per affollare inutilmente le discariche o, peggio ancora (e questo fino a poco tempo fa), per essere utilizzato come combustibile per incendiare i cumuli di rifiuti (nella Terra dei Fuochi ne sanno qualcosa…).
Proprio un paio di giorni fa il consorzio EcoTyre, una delle realtà attive nel settore dei PFU, ha pubblicato l’Annual Report 2013, una fotografia aggiornata sui risultati ottenuti in termini di raccolta e trattamento dei PFU che, come dimostrano i dati, hanno superato quanto imposto dalla normativa. Per scendere nel dettaglio e capire la valenza dei numeri diffusi abbiamo intervistato il Presidente di EcoTyre, Enrico Ambrogio.
Presidente, quali sono i dati significativi che emergono dall’Annual Report 2013?
Il 2013 è stato un anno impegnativo perché, per la prima volta, la normativa ha imposto che la raccolta di PFU dovesse essere pari al 100% degli pneumatici nuovi venduti. La nostra sfida è stata vinta, poiché, grazie anche al contributo dei soci e all’impegno degli operatori, abbiamo raccolto un quantitativo di PFU addirittura superiore (107%), ottenendo così il pieno rispetto degli obblighi di legge posti a carico dei produttori e generando un saldo positivo per l’ambiente. EcoTyre è, poi, il primo Consorzio per numero di soci, al momento 302, e secondo per quantitativi raccolti. Sono stati raggiunti importanti risultati nelle quantità gestite arrivando a 42.770.382 Kg di PFU raccolti e contabilizzati, con un aumento del 32,35% rispetto all’anno precedente, comprendenti le attività di raccolta ordinaria (+10,8% rispetto al 2012), le missioni di ritiro, una novità del 2013, presso i demolitori dei veicoli a fine vita della rete ACI e gli pneumatici fuori uso derivanti da raccolta straordinaria (in gran parte presso stock storici). Anche per quanto riguarda le missioni di ritiro, il 2013 è stato un anno di assoluta crescita. Sono state, infatti, 20.620 le missioni effettuate, di cui 18.853 presso i punti di raccolta e 1.317 presso la rete ACI, con un incremento registrato del 54% rispetto all’anno precedente, dove invece i ritiri complessivi sono stati 13.386, mentre gli interventi straordinari sono stati 162.
Con quali strumenti e con quali strategie è stato possibile conseguire questi risultati?
EcoTyre opera in tutta Italia grazie alla propria rete logistica, costituita da 37 raccoglitori operativi impegnati quotidianamente nella raccolta di PFU presso i numerosi punti di raccolta, passati da 7.230 del 2012 ai 7.427 dell’anno successivo (+3%) e dislocati in tutte le regioni. La radicata presenza sul territorio consente al consorzio di ottimizzare tempi e costi di ritiro attraverso una logica di prossimità. I PFU sono raccolti dai partner operativi più vicini e consegnati all’impianto più adatto sia dal punto di vista della distanza che dell’efficienza del trattamento. Questo ci permette di raccogliere attualmente più di uno pneumatico al secondo. La nostra strategia è fornire servizi capillari e personalizzati a tutti gli associati, dai più grandi ai più piccoli, per dare valore alla loro partecipazione al consorzio: le loro competenze e i loro suggerimenti rappresentano uno stimolo importante per offrire un servizio sempre migliore.
Quali sono le aree più virtuose e quali quelle meno performanti sul territorio nazionale e perché?
È necessario fare una premessa: i quantitativi da noi contabilizzati sono quelli ritirati su chiamata dei gommisti, segnalati dai nostri soci. In alcune regioni la presenza di soci e gommisti è minore e, in alcuni casi, il parco circolante di auto ridotto; pertanto, essendo i dati non paragonabili, non è significativo stilare una vera e propria classifica. Comunque a livello regionale, il Piemonte, con 5.621.442 kg, è la regione in cui operiamo maggiormente, seguita dalla Lombardia, con 5.154.686 kg, e dall’Emilia Romagna, con 4.656.049 kg. Interessante notare l’incremento della raccolta in Sicilia (1.073.557 kg), circa 20 volte superiore, e in Liguria (2.576.075 kg), in cui è quadruplicata.
Ci sono criticità che oggi il settore del riciclo dei PFU si trova a dover affrontare, anche nell’ottica di quanto richiesto in sede europea?
Il problema principale riguarda l’insufficiente capacità di assorbimento delle materie prime seconde recuperate dal trattamento dei PFU, fatto che impedisce una razionalizzazione della filiera. EcoTyre ha avviato una proficua collaborazione con il Politecnico di Torino al fine di individuare nuove applicazioni e tecnologie che contribuiscano ad aprire nuovi mercati per l’utilizzo del polverino.
Com’è nata l’idea del progetto “PFU Zero nelle Isole Minori” e quali i meccanismi virtuosi che intende innescare?
Il Progetto “PFU Zero nelle Isole Minori” è nato con un obiettivo semplice: sensibilizzare i cittadini sulla corretta gestione degli Pneumatici Fuori Uso. Per raggiungere tale risultato abbiamo voluto organizzare, insieme a Marevivo, un’iniziativa di raccolta dei PFU abbandonati a terra e in mare nelle isole minori. Nel progetto saranno coinvolti molti luoghi scelti non perché inquinati, ma piuttosto in quanto simbolo della bellezza dell’ambiente del nostro Paese da tutelare: 11 isole di 6 diverse regioni italiane (Lazio, Sardegna, Sicilia, Toscana, Puglia, Campania). Dopo Ponza, dello scorso 8 maggio, la prossima tappa sarà La Maddalena in Sardegna, il 10 giugno; ci sposteremo poi a Ischia (giovedì 12 giugno), continueremo con la Settimana delle Eolie, che vedrà la partecipazione di Vulcano (16giugno), Panarea (17 giugno), Salina (18 giugno), Stromboli (19 giugno) e Lipari (20 giugno), e concluderemo con l’Isola del Giglio (mercoledì 25 giugno), le Isole Tremiti (venerdì 27 giugno) e Capri (lunedì 30 giugno).
Qual è la vostra posizione in merito alle polemiche che ci sono state a Ponza, la prima tappa di “PFU Zero nelle Isole Minori”?
EcoTyre ha avviato tutti i PFU raccolti nel giorno della manifestazione, a terra e a mare, al corretto riciclo. Per come l’abbiamo percepita, la vicenda di Ponza purtroppo è stata un’ingenua leggerezza, sebbene compiuta in assoluta buona fede, da parte di Marevivo e della Pro Loco. Il giorno dopo la manifestazione abbiamo appreso dalle varie comunicazioni quanto accaduto: la Pro Loco si era incaricata di raccogliere gli pneumatici fuori uso in giro per l’isola a terra. Con l’aiuto di alcuni cittadini, sulla banchina del porto erano stati accumulati e assicurati a mezzo catene circa 30/40 pneumatici. Come da accordi presi con le istituzioni locali, i PFU raccolti sarebbero dovuti essere avviati al corretto riciclo l’8 maggio, giorno della manifestazione, dal nostro camion. Il giorno precedente l’inizio della manifestazione, gli pneumatici erano stati rimossi senza preavviso dalla ditta che gestisce i rifiuti a Ponza. Va evidenziato, da nota ufficiale dello stesso Sindaco di Ponza, che i PFU raccolti dalla ditta appaltatrice sono stati avviati a discarica. Per garantire la riuscita della manifestazione, soprattutto nella sua logica di sensibilizzazione, Marevivo e la Pro Loco hanno quindi pensato di rimpiazzare i PFU rimossi con altri provenienti da Formia. Ci spiace di tutte le polemiche che hanno messo in ombra la riuscita dell’iniziativa che ha visto la rimozione di PFU dai fondali marini grazie ai sub di Marevivo. Per noi il valore educativo e di sensibilizzazione del progetto resta inalterato e rappresenta l’aspetto più importante. Per questo, in collaborazione con Marevivo, intendiamo andare avanti.