I risparmi derivanti dall’uso di oli lubrificanti rigenerati riguardano ogni settore: economico, ambientale e dello sviluppo tecnologico
(Rinnovabili.it) – Che si adotti come unità di misura la tonnellata di CO2 o l’euro, il risparmio è comunque garantito. L’olio lubrificante rigenerato che si ottiene dalla ri-raffinazione degli oli usati, comporta vantaggi dal punto di vista ambientale, economico ed è un volano di avanzamento tecnologico.
Lo rileva il Dossier “Il valore degli oli rigenerati”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile per conto di Viscolube, azienda italiana focalizzata sulla riraffinazione degli oli usati. Il rapporto è stato presentato oggi ad Ecomondo e presenta dati che confermano quelli emersi dall’ultimo green economy report del COOU, il Consorzio obbligatorio degli oli usati. Seguendo le indicazioni fornite dalla gerarchia dei rifiuti dettata dall’Unione Europea, l’Italia avvia alla rigenerazione il 90% dell’olio usato raccolto. Rispetto agli altri principali Paesi dell’Europa Occidentale, si tratta di un primato assoluto: in Francia si rigenera il 40%, in Spagna il 68% e in Germania non si va oltre al 50%.
Vantaggi ambientali degli oli usati
Tutto ciò ha sensibili ricadute in termini di minor impatto ambientale di questi rifiuti pericolosi. Le analisi indicano che il recupero degli oli usati per la produzione di basi lubrificanti rigenerate rilevano un vantaggio rispetto alla produzione di basi lubrificanti da materia prima vergine. Per ogni tonnellata di olio rigenerato, il risparmio netto sulle emissioni CO2 è del 40% Durante i 31 anni di attività del COOU, questa cifra sale a 1,1 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. L’indicatore con la differenza maggiore è quello relativo al consumo di risorse: la raffinazione comporta un consumo di oltre 30 volte maggiore rispetto alla rigenerazione.
Economia e sviluppo tecnologico a braccetto
Sul fronte economico, le ricadute positive della rigenerazione degli oli usati vanno ricercate nella minor importazione di petrolio. Dato che nel nostro Paese circa il 25% delle basi lubrificanti consumate provengono dalla filiera del riciclo, è come se ogni 4 anni non prendessimo dall’estero nemmeno un barile di greggio per la produzione di olio lubrificante.
Il primato europeo nella rigenerazione degli oli usati ha portato l’Italia a sviluppare tecnologie che oggi vengono richieste fino in Cina. Il processo Revivoil di Viscolube, secondo il rapporto presentato oggi, consente di produrre basi lubrificanti rigenerate con prestazioni equivalenti, se non superiori a quelle di un olio tradizionale.
Il ruolo del Green Public Procurement
Ma quanti di noi sanno che vi sono oli lubrificanti che adottano percentuali di basi rigenerate? Quasi nessuno. In questo la normativa è carente: negli Stati Uniti, quando tali prodotti sono ottenuti (anche parzialmente) da riciclo, vengono promossi come “green”, intercettando la nuova propensione alla spesa sostenibile di molti cittadini. Anche in Italia è necessario sottolineare la maggior sostenibilità degli oli rigenerati: il meccanismo degli Acquisti Verdi delle Pubbliche Amministrazioni (Green Public Procurement, GPP) possono costituire dunque un volano alla domanda di mercato di oli lubrificanti rigenerati, data la propensione crescente degli italiani a comprare “green”. Il prossimo passo è dunque iscrivere nel registro degli acquisti verdi questi prodotti, quando contengono una certa percentuale di basi rigenerate.