Con uno speciale evento pubblico il Consorzio obbligatorio degli oli usati celebra oggi tre decenni d’impegno grazie ai quali ha conquistato un primato mondiale: la rigenerazione del 90% dell’olio raccolto
(Rinnovabili.it) – È nato quando ancora il concetto di green economy non era stato neppure concepito. Non esisteva nemmeno il ministero dell’Ambiente. E infatti il Coou, prima agenzia italiana per la raccolta differenziata, ha visto la luce in seno al ministero dell’Industria. Oggi, trent’anni dopo, può «si è trasformato in un vero e proprio sistema», fa notare il suo presidente, Paolo Tomasi, che ha aperto l’evento celebrativo del trentennale. Il Coou ha infatti ha festeggiato stamattina lo spegnimento delle 30 candeline al Motor Village di Roma.
Il presidente ha dato il via ad un seminario sulla seconda vita dei lubrificanti, rivolto a 200 studenti di ingegneria e moderato dal direttore di Rinnovabili.it, Mauro Spagnolo. Partendo dalla domanda “che cos’è l’olio usato?”, Tomasi ha ricordato che «in tre decenni il Consorzio ha raccolto 5 milioni di tonnellate di olio usato, facendo risparmiare allo Stato circa 3 miliardi sulle importazioni di petrolio. Inoltre, il nostro consorzio di 80 aziende soddisfa il 25 per cento del fabbisogno nazionale di lubrificanti».
Senza contare che recupera il 98 per cento dell’olio usato raccoglibile e ne avvia a rigenerazione il 90, un primato europeo e mondiale. Il consorzio tuttavia si trova a fare i conti con un trend negativo, dovuto a un calo strutturale non figlio della crisi economica, ma provocato da un minor consumo di olio in generale. Le percentuali di riciclo tuttavia hanno quasi raggiunto negli anni la produzione: quasi niente sfugge alla rete Coou. C’è poi un risparmio nella quantità di emissioni prodotte, anche se deve migliorare. Se vengono infatti evitate 5.2 milioni di CO2 equivalente, 4.6 milioni di CO2 eq. vengono però prodotti dalla filiera. Tomasi ha poi introdotto gli argomenti sviluppati dagli altri relatori: il funzionamento del consorzio, la filiera che abbraccia e le ditte che svolgono ciascuna mansione, dalla raccolta al riciclo. Non poteva mancare un cenno al mercato dei lubrificanti, all’interno del quale gli oli usati occupano un posto di primo piano. Il Coou ha contribuito ad ampliare questa fetta di business ambientale, in 30 anni di attività che hanno visto avanzamenti tecnologici, logistici, a livello delle normative e di processo.
Il testimone poi è passato al professor Massimo Tronci, ordinario di ingegneria meccanica alla Sapienza, che ha concentrato l’intervento sulla struttura della filiera e sul ciclo dell’olio usato: ogni fase è stata descritta e raccontata, dallo smaltimento alla rigenerazione, dalla disidratazione al frazionamento, dalla raffinazione alla termodistruzione. «La rigenerazione è un processo che lavora il materiale – ha detto Tronci – e permette di ottenere un prodotto migliore addirittura di quello originario, perché non composto da molecole volatili».
Il quadro normativo e gli aspetti ambientali sono stati oggetto di un’analisi della professoressa Maria Rosaria Boni, docente di ingegneria ambientale alla Sapienza. Il discorso ha intrecciato la questione dell’impatto ambientale, i criteri di eco-sostenibilità previsti in Europa e in Italia per la gestione dei rifiuti, la distribuzione dei contaminanti nei diversi comparti ambientali.
«Il vantaggio ambientale che discende dal riciclo degli oli usati deriva dal minor consumo di materie prime e di energia primaria, oltre alle minori emissioni. Ci sono poi vantaggi economici legati alle minori importazioni, senza contare quelli legati all’aspetto occupazionale nel nostro Paese».
E a fronte della strada percorsa dal COOU in questi trent’anni, abbiamo raggiunto Paolo Tomasi a margine del seminario per saper cosa c’è da aspettarsi dal Consorzio e dalla filiera stessa degli oli usati nel futuro a breve termine.
“Il sistema – ha spiegato Tomasi – sta vivendo dei cambiamenti a seguito delle nuove indicazioni europee. Il lavoro di Coou sarà in prospettiva diverso rispetto al passato, quando la gestione della filiera era basata anche sul nostro sostegno. Nel futuro invece svolgeremo sempre più una funzione di controllo e coordinamento dei processi di raccolta e riciclo, ma il sostegno si realizzerà attraverso meccanismi di mercato. L’aumento dei prezzi dell’olio base, infatti ha aperto nuove possibilità per la transizione verso un sistema di libero mercato”.
La sessione tecnica del mattino si è conclusa con un momento ludico: la Green League, un gioco social in cui si sono cimentati – con tanto di premiazione – gli studenti che hanno assistito al seminario.
Nel pomeriggio si è tenuta invece una sessione dibattimentale più politica. Insieme al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, si sono confrontati sulle sfide del futuro il presidente Coou Paolo Tomasi e quello di Unione Petrolifera, Alessandro Giliotti. E le più prossime su cui l’Italia è chiamata a confrontarsi sono quelle poste dalla formulazione della nuova direttiva clima energia dell’Unione Europea. Se da un lato il pacchetto di norme per il 2030 preoccupa Giliotti – che paventa addirittura il rischio che possa frenare la ripresa economica – dall’altro è accolto con caldo ottimismo da Galletti. “In Europa dobbiamo essere più avanti degli altri”. Una posiziona da leader che chiede ora ruolo preciso all’interno dei negoziati europei “Io sono un sostenitore del pacchetto e dobbiamo – lo devo fare io con il governo – individuare una politica industriale che ci porti a realizzare quegli obiettivi […] non possiamo tornare al passato, a un modo di produrre del Novecento. Dopo la crisi vincerà chi consuma meno, chi investe nella ricerca”.
Tra le strategie proposte dal Galletti per rinnovare il comparto produttivo verso un futuro più ecofriendly fa capolino anche l’ipotesi di “prevedere un’aliquota agevolata sull’IVA per chi attua processi produttivi ambientalmente sostenibili”. “Perché se chi inquina deve pagare scontando la propria pena o pagando una sanzione, – aggiunge il ministro – è giusto che chi mette in atto comportamenti virtuosi venga incentivato. La leva fiscale può aiutare a spingere una ripresa economica amica dell’ambiente”.
La giornata si è conclusa con altri due momenti di confronto sul tema del riciclo applicato alla difesa dell’ambiente: nel primo, Antonio Cianciullo, giornalista del quotidiano la Repubblica ha affiancato Tomasi, Roberto Rampello, vice presidente vicario di ANCO (Associazione Nazionale Concessionari Consorzi) e Antonio Lazzarinetti, vice presidente Gail (Gruppo Aziende Industriali della Lubrificazione di Federchimica-Aispec). Il secondo incontro ha visto come protagonisti il direttore generale di Legambiente, Rossella Muroni, il presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, Edo Ronchi, il delegato Anci per l’energia e l’ambiente Filippo Bernocchi e Alessandro Levizzari, Responsabile attività europee ed extraeuropee per i veicoli a fine vita Fiat-Chrisler.