Il rapporto di FISE-UNIRE e Fondazione Sviluppo Sostenibile dedica un intero capitolo al reimpiego, riciclo e recupero delle auto a fine vita, un settore in cui, nonostante alcune criticità, l'Italia raggiunge performance promettenti
(Rinnovabili.it) – Anche la filiera delle auto a fine vita non ha risentito della crisi ed ha mantenuto nel 2011 trend positivi in termini di reimpiego e riciclo. E’ quanto emerge dal rapporto L’Italia del riciclo, realizzato da FISE-UNIRE e Fondazione Sviluppo Sostenibile, che ha dedicato un intero capitolo alla seconda vita dei veicoli fuori uso, un settore in cui il nostro Paese è riuscito a raggiungere performance promettenti in vista del raggiungimento degli obiettivi europei previsti dalla Direttiva 2000/53. Secondo quanto riportato nel rapporto, infatti, l’Italia si sarebbe aggiudicata il primo posto nella classifica europea per reimpiego dei materiali ottenuti dalla bonifica e dalla demolizione delle auto a fine vita (seguita dalla Francia) e al secondo posto per quanto riguarda il riciclo di questi stessi materiali, dopo la Polonia. Non figura invece tra i primi tre in classifica riguardo al recupero energetico, che ha visto raggiungere i quantitativi più importanti dal Regno Unito, seguito dalla Francia e dalla Repubblica Ceca.
I dati contenuti nel Rapporto parlano di un tasso di reimpiego e riciclo pari a all’84,8%, molto vicino all’obiettivo che la Direttiva ha fissato per il 2015. Meno performante invece la quota di reimpiego e recupero che, con un 85,3%, prospetta un difficile raggiungimento dell’obiettivo di recupero energetico previsto dalla Direttiva stessa e pari al 95%. Si tratta di una problematica dovuta essenzialmente alla scarsa rilevanza dei quantitativi di auto a fine vita inviati al recupero energetico, in diminuzione da quasi 5 anni e passati dalle 1.610.137 unità del 2009 alle 952.461 unità del 2011. Non è un caso, infatti, che con la fine degli incentivi governativi destinati alla rottamazione si è assistito a una forte crescita del fenomeno dell’esportazione degli autoveicoli, “al fine dichiarato (ma non sempre effettivo) di essere reimmatricolati nei Paesi dell’Est europeo o del Mediterraneo“: i veicoli radiati per esportazione, si legge nel Rapporto, hanno registrato nel 2012 un aumento di oltre 108.000 unità rispetto ai valori del 2011.
Inevitabili le distorsioni nel mercato della rottamazione degli autoveicoli. Nonostante l’articolo 103 del nuovo Codice della Strada preveda che l’intestatario di un autoveicolo, motoveicolo o rimorchio comunichi al competente ufficio del Pubblico Registro Automobilistico (PRA) la definitiva esportazione all’estero del veicolo stesso e che la cancellazione avvenga dopo la definitiva esportazione del mezzo, nella prassi la radiazione viene presentata prima che il veicolo venga trasferito e reimmatricolato all’estero. Di fatto, la cessazione della circolazione al PRA per esportazione del veicolo non è conseguente alla reale vendita del veicolo all’estero e non faccia pubblicità del nuovo intestatario: si perde, in pratica, ogni traccia del veicolo. Per questo nel Rapporto si auspica che il Governo ponga fine a questa situazione e garantisca l’applicazione di quanto previsto dall’articolo 103 del Codice della Strada.
Miglioramenti sono necessari anche per quanto riguarda il SISTRI, il sistema elettronico che monitora e acquisisce in tempo reale i dati sulla movimentazione dei rifiuti speciali e che dal 1 ottobre 2013 è entrato in funzione anche per le aziende che operano nel comparto delle auto a fine vita. I malfunzionamenti nell’utilizzo dei dispositivi e le criticità operative e gestionali dovranno essere superate al più presto, anche grazie al lavoro di monitoraggio e concertazione del Tavolo tecnico SISTRI.