(Rinnovabili.it) – Irregolarità procedurali aggravate da una stabilità dubbia e da evidenti problemi di sicurezza hanno mosso la Guardia di Finanza, che ha messo sotto sequestro il Porto Turistico di Ostia.
L’infrastruttura, la più grande nel suo genere nel Mediterraneo, si espande su una superficie di 104 ettari e ha avuto un costo di realizzazione di 400 milioni di euro, nata con la promessa di portare alla popolazione all’aerea circostante benessere e ricchezza. Ma in verità il progetto si è rivelato un abuso, mancante di una seria pianificazione e non incluso in un piano portuale regionale.
Le 4 darsene principali e i quasi 1500 posti barca sono infatti stata l’occasione per la speculazione edilizia, che ha portato alla costruzione di case e box auto nei quartieri limitrofi, di negozi e impianti sportivi senza alcun legame con il trasporto marittimo e con le necessità del porto.
L’area che circonda a foce del Tevere è da sempre nota per la sua fragilità idrogeologica e idraulica e la costruzione di una simile struttura non ha fatto altro che peggiorare le condizioni di un ambiente già compromesso, un “gigante dai piedi d’argilla” come lo ha definito il WWF.
“Evidenziamo, alla luce dei recenti sviluppi giudiziari – dichiara Vanessa Ranieri Presidente del WWF Lazio – la possibilità che l’impatto ambientale dell’infrastruttura, che si somma a quello determinato dal limitrofo porto turistico di Ostia, non sia stato correttamente valutato. Occorre certamente a questo punto fare piena luce non solo sulle modalità con le quali sono stati affidati i lavori ma anche sull’iter autorizzativo seguito al fine del rilascio delle necessarie autorizzazioni ambientali e nulla osta idrogeologico.”