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Vinacce e scorze d’arancia si trasformano in biofuel

Un team di ricercatori spagnoli sta cercando un modo economico per ottenere gli enzimi in grado di estrarre gli zuccheri dalla parte ligneo-cellulosica dei rifiuti

(Rinnovabili.it) – Vinacce e scorze d’arancia passeranno dalla categoria rifiuto a quella di materia prima per la produzione di bioetanolo. Ad affermarlo una ricerca condotta dai ricercatori dell’Università di Cadice che hanno lanciato il progetto facendolo rientrare nel Piano nazionale di RSI e inquadrandolo nel programma scientifico del Campus Agroalimentare di eccellenza Internazionale ceiA3. L’obiettivo principale consiste nell’ottenere bioetanolo processando i rifiuti agricoli, tra cui vinacce, bucce d’arancia, lolla di riso e paglia di grano, attraverso un processo in grado di formare enzimi dalla fermentazione delle parti solide dei rifiuti allo scopo di riuscire ad abbattere i costi di produzione del biocarburante senza danneggiare la sicurezza alimentare né privare i coltivatori di terreni fruttuosi. Per ovviare a tale problematica il gruppo di ricerca si è servito di un gruppo di esperti per elaborare un processo di raffinazione che, utilizzando rifiuti, riesca a produrre biocombustibile lavorando la componente ligneo-cellulosica degli scarti alimentari, che altrimenti andrebbe a finire nella spazzatura.

Per ottenere bioetanolo è necessario passare attraverso diverse fasi che permettano di estrarre dalla lignina e dalla cellulosa gli zuccheri attraverso l’idrolisi. Per ottenere questo risultato è possibile procedere seguendo due diverse modalità: attraverso attacchi fisico-chimici (acidi, alcani o termici) o attraverso enzimi, come proposto dai ricercatori. Il procedimento però è costoso per questo si punta a scoprire enzimi in grado di idrolizzare i polimeri di cellulosa per trasformarli in zuccheri semplicemente utilizzando processi naturali dovuti alla fermentazione delle materie organiche allo stato solido, una soluzione più economica che oltre a permettere la produzione di bioetanolo a basso costo potrebbe ridurre la quantità di rifiuti organici da smaltire.

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