Un nuovo studio conferma che l’impatto dei veicoli elettrici è notevolmente inferiore a quello dei mezzi a con motore a combustione interna
(Rinnovabili.it) – Se vi siete mai chiesti quanto l’adozione di veicoli elettrici sia realmente importante per l’ambiente, un nuovo studio vi toglierà ogni dubbio. Un gruppo della Northwestern University ha quantificato le differenze nell’inquinamento atmosferico generato dai mezzi elettrici a batteria e quelli dotati di motori a combustione interna negli USA. È opinione diffusa, infatti, che lo sviluppo dell’e-mobility, con un mix energetico in cui prevalgono le fossili, non apporti alcun beneficio alla lotta contro l’inquinamento atmosferico. Un mito che Jordan Schnell e i suoi colleghi della Northwestern, hanno sfatato in un articolo su Atmospheric Environment.
Per quantificare le differenze tra i due tipi di veicoli, i ricercatori hanno utilizzato un algoritmo di rimappatura delle emissioni e modelli simulativi della qualità dell’aria. Con questi strumenti hanno analizzato da vicino due degli inquinanti legati ai trasporti leggeri su strada: ozono e particolato. Si tratta di due elementi in grado di innescare una varietà di problemi di salute, come l’asma, l’enfisema e la bronchite cronica. Per tenere pienamente conto della complessità delle modifiche chimiche dello smog, il team dell’inquinamento atmosferico, i ricercatori hanno preso in considerazione diverse variabili, dai tassi di adozione dei veicoli elettrici all’attuale mix energetico, dalle posizioni geografiche alle varie stagioni e orari del giorno.
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“In tutti gli scenari, abbiamo riscontrato che più automobili passano all’alimentazione elettrica, meglio è per i livelli dell’ozono estivo”, ha affermato Schnell. “A prescindere da come viene generata l’energia, più automobili a combustione si eliminano, migliore è la qualità dell’aria”. Il particolato, invece, risulta diminuire l’inverno, ma mostra anche una maggiore variazione in base alla posizione e al modo in cui è stata generata l’energia. Le località con maggiore contributo del carbone, ad esempio, possono registrare un aumento durante l’estate. Le aree dove l’apporto delle fonti rinnovabili è maggiore registrano invece forti cali. Da sottolineare che lo studio riguarda solo gli Stati Uniti ma il modello sviluppato è applicabile anche in altri Paesi.
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