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Mobilità sostenibile, lontano obiettivo 1mld punti di ricarica in Europa

La nuova relazione della Corte dei Conti europea. L'Ue non dispone di una tabella di marcia strategica generale per la mobilità elettrica, la disponibilità di stazioni di ricarica accessibili al pubblico varia notevolmente da Paese a Paese, i sistemi di pagamento non sono armonizzati e non sono disponibili informazioni. Crescono i veicoli elettrici e ibridi ricaricabili ma le reti di ricarica non si stanno sviluppando allo stesso ritmo

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Foto di Markus Distelrath da Pixabay

di Tommaso Tetro

(RInnovabili.it) – “L’Europa deve accelerare la realizzazione delle infrastrutture di ricarica per promuovere una svolta nella mobilità elettrica”. A dirlo è una nuova relazione della Corte dei Conti europea. Con il Green deal europeo, l’Ue punta infatti a ridurre entro il 2050 le emissioni di gas serra prodotte dai trasporti del 90% rispetto al 1990; questo all’interno di un impegno più ampio per giungere a un cambiamento del sistema economico. I trasporti generano circa un quarto di tutte le emissioni di gas a effetto serra in Europa.

L’Ue è al momento “molto lontana” – viene spiegato – dall’obiettivo del Green deal di “un milione di punti di ricarica entro il 2025 e non dispone di una tabella di marcia strategica generale per la mobilità elettrica”. Questo – si spiega – “nonostante alcuni successi”, come “la promozione di uno standard comune Ue per i connettori di ricarica dei veicoli elettrici, e il migliorato accesso alle diverse reti di ricarica, permangono ostacoli agli spostamenti con veicoli elettrici”. 

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Quello che viene messo in evidenza è che “la disponibilità di stazioni di ricarica accessibili al pubblico varia notevolmente da Paese a Paese, che i sistemi di pagamento non sono armonizzati e che non sono disponibili informazioni in tempo reale per gli utilizzatori”.

Nel 2020, anche di fronte al generale calo delle immatricolazioni di nuovi veicoli dovuto all’emergenza sanitaria da Covid-19, “il segmento dei veicoli elettrici e ibridi ricaricabili ha visto crescere considerevolmente la propria quota di mercato”. Ma le reti di ricarica “non si stanno sviluppando allo stesso ritmo”.

Nella relazione viene chiaramente definito il perimetro della questione: “La mobilità elettrica necessita di un numero sufficiente di infrastrutture di ricarica. Ma affinché tali infrastrutture siano costruite, è necessario che ci siano maggiori certezze circa la diffusione dei veicoli elettrici. Lo scorso anno, un’autovettura ogni dieci vendute nell’Ue era ricaricabile elettricamente, ma le infrastrutture di ricarica non sono accessibili in modo uniforme nell’Ue. La Corte ritiene che la Commissione dovrebbe fare di più per sostenere una copertura della rete in tutta l’Ue e garantire che i fondi Ue vadano là dove sono maggiormente necessari”.

In base all’analisi della Corte “non è stata realizzata un’analisi completa del deficit infrastrutturale che stabilisse quante stazioni di ricarica accessibili al pubblico fossero necessarie, dove avrebbero dovuto essere situate, e quale potenza avrebbero dovuto erogare”. E “i finanziamenti forniti mediante il meccanismo per collegare l’Europa non sono sempre andati là dove erano maggiormente necessari, e non vi erano valori-obiettivo chiari e coerenti, requisiti minimi in materia di infrastrutture a livello Ue”. Inoltre “sistemi informativi e di pagamento differenti complicano l’esperienza dell’utente. Per esempio, tra le diverse reti vi sono scarse informazioni coordinate sulla disponibilità in tempo reale, sui dati di ricarica e sui dettagli di fatturazione”.

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Tra le raccomandazioni che la Corte fa alla commissione Europea c’è quella di preparare “una tabella di marcia con i termini entro cui raggiungere i valori-obiettivo per le infrastrutture di ricarica e di stabilire norme e requisiti minimi, di destinare i finanziamenti sulla base di criteri oggettivi e di analisi del deficit infrastrutturale, e di garantire che i progetti cofinanziati offrano un accesso sostenibile e non discriminatorio a tutti gli utilizzatori”.