L’Italia è in controtendenza rispetto al resto d’Europa. Tra 2021 e 2022 le nuove immatricolazioni di auto elettriche e ibride plug-in è calata del 15% mentre il resto del continente è in rapida espansione. E la quota sul totale dei veicoli resta sotto il 10%, lontanissima dai risultati degli altri grandi mercati auto europei. Prezzi e ricarica sono tra le barriere principali
Il rapporto Smart Mobility Report 2023 del Politecnico di Milano
(Rinnovabili.it) – Nel 2022, le immatricolazioni di auto elettriche in Italia sono calate del 15% rispetto all’anno precedente. E il 2023 non sta invertendo la tendenza. Tutto questo mentre in Europa la situazione è diametralmente opposta. Negli ultimi 4 anni, la quota di EV e ibride plug-in venduta è passata dal 2,5% al 22%. Il Belpaese si ferma attorno al 9%: 9,3% nel ’21, 8,8% l’anno scorso, appena 8,2% nel primo semestre 2023.
È la fotografia piuttosto impietosa del mercato delle auto elettriche in Italia scattata dall’Energy & Strategy – School of Management del Politecnico di Milano nel rapporto Smart Mobility Report 2023 presentato ieri. Quali sono i fattori che frenano lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia?
Prezzi alti
Uno è il prezzo. I ricercatori del PoliMI hanno analizzato il Total Cost of Ownership (TCO) su 12 anni. Il prezzo iniziale dei veicoli pesa per circa il 70% sul TCO di un EV, ma solo per il 30-50% per un’auto con motore endotermico. Da un’analisi sulle abitudini di ricarica e utilizzo degli EV svolta su alcuni soggetti identificati dai ricercatori con un’indagine demoscopica, inoltre, emerge che gli incentivi non sono sufficienti a garantire la necessaria convenienza economica. “Non resta dunque che agire sul prezzo d’acquisto”, concludono. Incentivi e prezzi, d’altro canto, sono il fattore principale nel decidere di acquistare un EV rispettivamente per il 33% e il 30% dei cittadini intervistati dal PoliMI.
Problemi di ricarica
L’altor problema riguarda la ricarica. Su questo fronte, dal rapporto emergono due barriere, certo non nuove: scarsa capillarità delle colonnine e tempi ancora troppo lunghi per la ricarica. L’Italia da questo punto di vista procede allo stesso ritmo degli altri paesi europei, ma c’è un problema di obiettivi.
I numeri. In Europa a fine 2022 erano installati 450mila punti di ricarica pubblici, con un tasso di incremento annuale del 29% per le ricariche normali e del 63% per le ultraveloci. L’Italia ne conta 40mila con incrementi del 41% e del 57%. In più c’è da ricordare il balzo dei punti di ricarica privati, trainati dal Superbonus: sono 370mila e segnano un ottimo +170%.
Il problema però non sparirà semplicemente affidandosi ai trend esistenti. Basta guardare i target fissati da PNIEC e PNRR. Con i ritmi di oggi, al 2030 si potrebbero avere fino a 161mila colonnine pubbliche, mentre il PNIEC prevede per quella data 6,6 milioni di EV in circolazione. Il rapporto colonnine/EV sarebbe quindi di 1 a 40.
I segnali positivi per le auto elettriche in Italia
Non è tutto. La fotografia del PoliMI descrive un quadro positivo sotto il profilo dell’offerta di nuovi modelli e dello sviluppo tecnologico. I costruttori si stanno effettivamente impegnando e sono su una buona traiettoria. Nel 2022 l’offerta di city car è aumentata del 31%, e i dati degli ultimi 3 anni parlano di più autonomia (+20%) e minor tempo di ricarica (-35%) rispetto al triennio precedente. Tutto questo mentre la congiuntura non aiuta, con prezzi tenuti alti dal rincaro delle materie prime e costi di ricarica più alti del 5-50% per via della crisi energetica.
Per quanto riguarda l’evoluzione del mercato italiano, osserva Simone Franzò, responsabile dell’Osservatorio Smart Mobility dell’Energy&Strategy, “il punto di caduta su cui il Paese atterrerà nei prossimi anni dipenderà in primo luogo dalla capacità del policy maker, comunitario e nazionale, di disegnare un contesto normativo favorevole, ma anche dal contributo che verrà dagli acquirenti di mezzi elettrici, chiamati a cambiare le loro abitudini di utilizzo di un veicolo”.