Una nota del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile indica nel 2035 il limite massimo entro cui sarà possibile immatricolare in Italia i veicoli a combustione interna (2040 per i furgoni). Spazio dunque a elettrico, idrogeno e alimentazioni “alternative”.
di Andrea Barbieri Carones
Il phase out del settore automobilistico
(Rinnovabili.it) – Dal 2035 addio alle nuove auto a combustione interna. Addio quindi a vetture alimentate a benzina o a gasolio e via alle alimentazioni cosiddette alternative.
In occasione della quarta riunione dei Cite, il Comitato interministeriale per la Transizione ecologica, i ministri della Transizione ecologica Roberto Cingolani, delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, hanno definito le tempistiche di sostituzione dei veicoli con motore a combustione interna.
La decisione riprende le direttive comunitarie e quanto deciso da diversi paesi europei: dal 2035, le auto a combustione interna non potranno più essere immatricolate. Per i furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri la scadenza slitta al 2040.
Mancano 13 anni, quindi, a questo appuntamento che prevede un percorso a ostacoli per decarbonizzare il settori dei trasporti. Una nota del ministero delle Infrastrutture recita che bisogna valorizzare “non solo i veicoli elettrici ma anche le potenzialità dell’idrogeno, nonché riconoscendo – per la transizione – il ruolo imprescindibile dei biocarburanti, in cui l’Italia sta costruendo una filiera domestica all’avanguardia”.
Per quanto riguarda i costruttori di nicchia, misure specifiche potranno essere eventualmente valutate con la Commissione europea all’interno delle regole comunitarie.
La Commissione europea ha indicato la strada per rendere la UE un’area ad impatto climatico zero. E tale strada dovrà essere percorsa anche dal settore aeronautico e navale (merci e passeggeri), se pur con modalità tempi e costi diversi.
Stop nuove auto a combustione interne, le critiche
In 2 note differenti, Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) precisa che questa notizia “ha sorpreso e messo in serio allarme le aziende della filiera produttiva automotive italiana e, probabilmente, anche tutti gli imprenditori e le decine di migliaia di lavoratori che rischiano il posto a causa di un’accelerazione troppo spinta verso l’elettrificazione”.
Nella seconda, rileva che “Data la vetustà del parco veicoli oggi utilizzati in ambito urbano, per ottemperare alle esigenze di qualità dell’aria e di sostegno al mercato, si propone di rendere strutturale la misura di sostegno al rinnovo del parco veicolare leggero per il trasporto merci, introdotta per la prima volta dalla legge di bilancio 2021, estendendone la durata al triennio 2022-2024”.
L’associazione rilancia altre proposte incentrate sulla incentivazione all’acquisto di mezzi ecologici e la “sostenibilità d’esercizio per flotte GNL attraverso l’introduzione di un credito d’imposta”.