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Dieselgate, scatta il fermo per il CEO dell’Audi, Rupert Stadler

La procura di Monaco ordina la custodia cautelare . L'accusa nei suoi confronti sarebbe di frode e "dichiarazioni indirette false o omissioni"

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Nuovi guai giudiziari per i vertici Audi nel caso dieselgate

(Rinnovabili.it) – Disposta la custodia cautelare per il numero uno dell’Audi, Rupert Stadler, in relazione all’inchiesta sul dieselgate e la Volkswagen. L’ad del marchio di lusso di VW, è il più alto funzionario della società a finire nelle mani della Procura di Monaco di Baviera, che ha giustificato il fermo con la preoccupazione di un possibile intralcio all’indagine e occultamento prove. L’accusa nei suoi confronti sarebbe di frode e “dichiarazioni indirette false o omissioni”. In parole semplici, Stadler avrebbe saputo delle manipolazioni già due anni e mezzo fa ma avrebbe consapevolmente accettato che tali modelli venissero fabbricati e venduti in Europa.

Il gruppo automobilistico è sotto indagine in Germania dal 2015 per lo scandalo dei software trucca emissioni montati su oltre 200mila auto Audi a partire dal 2009. In realtà il caso, meglio noto come Dieselgate, ha dimensioni ben più tentacolari: secondo quanto confermato dalla stessa Volkswagen sarebbero ben 11 milioni i veicoli ad aver barato ai test emissivi e venduti in 56 Paesi nel mondo (Leggi anche In Europa: 8 milioni di Volkswagen truccate).

 

Lo scorso maggio gli Stati Uniti hanno presentato una denuncia penale contro l’ex CEO di VW Martin Winterkorn, anche se è improbabile che affronti le autorità statunitensi dal momento che la Germania non estrada i propri cittadini in paesi al di fuori dell’Unione europea. Complessivamente la casa tedesca ha dovuto sborsare sino a oggi 27 miliardi di euro per fare fronte a sanzioni, riacquisto azioni e mezzi (Leggi anche USA: VW immagazzina 350.000 auto diesel in attesa di ridurre le emissioni). E i guai giudiziari sembrano tutt’altro che finiti. L’Ufficio federale tedesco per il traffico automobilistico (KBA) sospetto un nuovo dieselgate, stavolta a carico di oltre 60mila berline A6 e A7. In questo caso, l’accusa – ancora tutta da dimostrare – sarebbe l’uso di un nuovo software che rallenterebbe deliberatamente l’uso del fluido per la pulizia degli scarichi nel filtro SCR (Leggi anche Dieselgate: accuse di un nuovo software trucca emissioni per l’Audi).