Dalle sigarette alle automobili. Grazie all’ingegneria genetica si potrebbe ottenere una nuova linea di produzione del biofuel a partire dalle foglie di tabacco
La scelta della pianta non è un caso se si pensa che negli Usa è coltivato in vaste aree con ottime rendite annuali e che, come specie vegetale, mostra di essere perfettamente suscettibile all’ingegneria genetica. Ma prima di poter fare un pieno di tabacco alla propria auto, i ricercatori hanno ancora parecchie sfide davanti. Il primo passo sarà quello di creare una via breve con cui convertire i raggi solari in molecole di combustibile. “Vogliamo ignorare i processi a valle, come la fermentazione e la produzione di carburanti direttamente in coltura”, spiega Christer Jansson, biochimico a capo del progetto. La squadra spera di creare un impianto enzimatico all’interno della pianta stessa che catturi la CO2 dall’aria per trasformarla in catene di idrocarburi da poter successivamente rompere in molecole più corte, e creare così l’attesa bio-benzina. Jansson inizierà estraendo alcuni geni dei cianobatteri che codificano per enzimi che producono alcani, facendone alcune versioni adatte per ad essere espresse nella pianta del tabacco. Le piante così bio-ingegnerizzate saranno coltivate all’UC Berkeley e monitorate attraverso risonanza magnetica nucleare delle foglie per consentire agli scienziati di individuare eventuali problemi. Il team spera di ottenere la prima pianta in circa 18 mesi; l’obiettivo finale è un tabacco in cui il 20-30 per cento del peso secco è composto da idrocarburi.