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Gli Stati membri vogliono i dazi sulle biciclette elettriche cinesi

I Ventotto hanno votato oggi sulla proposta della Commissione europea per proteggere il mercato dell’e-bike dal low cost cinese

biciclette elettriche cinesi

 

Si accende la guerra dei dazi sulle biciclette elettriche cinesi

 

(Rinnovabili.it) – Sì all’imposizione di dazi anti dumping e anti sovvenzioni sulle biciclette elettriche cinesi importate nel mercato comunitario. I Ventotto hanno votato oggi sulla proposta della Commissione europea per proteggere il mercato dell’e-bike dal low cost cinese. Lo riferisce la Reuters, riportando le dichiarazioni di alcuni fonti vicino a Bruxelles. L’esecutivo europeo ha avviato un’indagine a dicembre 2017 dopo le richieste avanzate dall’associazione i produttori europei di bici, l’EBMA, preoccupata dello spazio che progressivamente conquistato dal made in China. Secondo gli stessi dati forniti dalla Commissione Europea le esportazioni cinesi di biciclette elettriche, all’interno dei confini comunitari, sono più che triplicate dal 2014 fino a settembre 2017. La loro quota di mercato è salita al 35 per cento, mentre i loro prezzi medi sono scesi dell’11 per cento, mentre l’industria europea ha perso una quota di mercato considerevole. Il low cost concorrenziale è reso possibile in Cina anche dai prezzi controllati dell’alluminio, così come da condizioni di finanziamento vantaggiose e agevolazioni fiscali.

Come contro misura, Bruxelles ha proposto tariffe di correzione sulle e-bike importate dal gigante asiatico con dazi tra il 18,8 e il 79,3 per cento. Sorte non troppo dissimile per Taiwan, altro grande produttore di e-bike, le cui due ruote sarebbero oggetto di dazi al 24,8 per cento

 

E non è neppure la prima volta che il mercato europeo si trova a fronteggiare le due ruote made in China. Misure simili nel comparto delle biciclette sono in vigore addirittura dal 1993 e hanno permesso in questi anni di contrastare l’accertato dumping cinese. Al punto da rendere le bici uno dei pomi della discordia che ha fatto saltare lEnvironmental Goods Agreement, ossia il misterioso Accordo sui beni ambientali su cui Unione Europea e altri 16 stati membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) stanno lavorando da oltre due anni.