Il settore automobilistico potrà entrare, a discrezione degli Stati, nel mercato del carbonio. Un rischio per gli obiettivi del Pacchetto clima energia
(Rinnovabili.it) – Anche le auto entrano nell’ETS. L’Unione europea lo ha deciso stanotte, durante l’approvazione del Pacchetto clima energia 2030. Per la prima volta gli Stati avranno la facoltà di portare le emissioni del settore trasportistico nel mercato del carbonio, una mossa che i detrattori sostengono rafforzi i costruttori nella loro crociata contro limiti più stringenti alla CO2.
L’ETS, Emission Trading System, strumento chiave per l’Unione negli sforzi di riduzione dei gas serra, ha sempre escluso dal commercio delle quote di carbonio il trasporto su strada. Si è concentrato infatti nella limitazione dell’inquinamento generato dall’industria pesante e dal settore elettrico, costringendo più di 12.000 impianti, fabbriche e compagnie aeree a una restituzione delle quote per ogni tonnellata di CO2 emessa sopra un tetto gradualmente decrescente.
I trasporti sono il secondo settore in Europa per emissioni di gas climalterante, dopo quello elettrico. Ed sono anche quello che cresce più in fretta. Inserire l’automotive dentro l’ETS potrebbe ridurre i costi che l’industria deve fronteggiare nel raggiungere gli obiettivi stabiliti dal regolamento così come potrebbe contrastare l’eccesso di offerta nel mercato del carbonio che ha spinto il prezzo delle quote da 6 a oltre 30 euro un anno fa.
Ma l’impatto sulle emissioni sarebbe deleterio, spiegano gli analisti. Uno studio della Cambridge Econometrics sostiene che per raggiungere l’obiettivo dei 60 grammi di CO2 al chilometro entro il 2030 (e cioè la proiezione logica dei target già oggi esistenti), i prezzi del carbonio dovrebbero crescere oltre i 200 euro a tonnellata, imponendo pesanti costi all’industria pesante.
Senza un aumento dei costi per le tecnologie inquinanti, sostanzialmente, gli obiettivi saranno a rischio. Se non si costringe a pagare chi produce troppe emissioni, questi non troverà mai buone ragioni per convertirsi, a meno che non sia folgorato sulla via di Damasco dell’ambientalismo.
Sembra profilarsi dunque una doppia vittoria della lobby trasportistica, che è già riuscita ad evitare di essere compresa nei target stabiliti dal consiglio europeo per la riduzione delle emissioni del 40%. Il Pacchetto 2020, invece, prevedeva un taglio del 6% specifico per questo settore.