Il peso ambientale del risparmio: il caso Uber
(Rinnovabili.it) -In appena un decennio, Uber, la più celebre compagnia privata di trasporto passeggeri, ha rivoluzionato il mercato dei taxi e del noleggio di veicoli, proponendosi come l’alternativa più conveniente nei Paesi dove oggi opera. Un risparmio economico innegabile che, tuttavia, ha anche un peso ambientale non indifferente. A fare le pulci alla compagnia americana e servizi simili è oggi l’ong Transport&Environment che, sulla base dei dati raccolti da Euromonitor, ha cercato di stimare la loro impronta di carbonio in Europa.
Il timore, fondamentalmente, è che, grazie alla vantaggiosa offerta, queste società stiano di fatto aumentando il traffico stradale urbano, allontanando i cittadini dal trasporto pubblico o da mezzi più ecologici. Una conferma arriva da un recente studio condotto negli Stati Uniti, in cui il 60% degli utenti di Uber e Lyft intervistati ha dichiarato che, in assenza di tali servizi, avrebbe compiuto i propri spostamenti a piedi, in bicicletta, oppure con i mezzi pubblici.
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Non si tratta solo di favorire gli spostamenti singoli rispetto a quelli di gruppo. Il parco auto utilizzato da questi servi taxi privati si appoggia per lo più sul diesel. T&E ha stimato che, dall’inizio del servizio, nelle sole città di Londra e Parigi Uber sia stato responsabile di circa 515 kilotonnellate di CO2.
“Uber – ha dichiarato Yoann Le Petit, esperto di T&E sulla nuova mobilità – è stata una grande storia di successo commerciale perché ha scosso un settore tradizionale che non è cambiato molto nel corso degli anni. Ma è ormai ampiamente chiaro che questo modello di business si stia aggiungendo al problema dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento atmosferico. L’amministratore delegato di Uber ci dice che la sua azienda ‘fa la cosa giusta, punto’, quindi se vuole fare la cosa giusta ora, Uber deve smettere di usare auto a benzina e diesel e passare rapidamente ai veicoli elettrici al 100% “.
Insieme alla ONG americana Sierra Club, T&E s’è pertanto posta a capo di nuova coalizione comprendente le ONG di Francia, Belgio, Paesi Bassi, Regno Unito e Germania (i paesi europei in cui opera l’azienda americana), lanciando la campagna #TrueCostOfUber. La colazione chiede, entro il 2025, la conversione di tutti i veicoli Uber in mezzi elettrici a zero emissioni.
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