L'analisi di Transport&Environment basata sui Piani Nazionali di Energia e Clima inviati alla Commissione europea: nessun Paese sarebbe in linea con l'obiettivo comunitario di taglio del 20% delle emissioni nel settore entro il 2030.
La strategia italiana di decarbonizzazione dei trasporti si piazza al 17esimo posto rispetto a quelle presentate dai 28 Stati membri
(Rinnovabili.it) – Quasi nessun Paese europeo dovrebbe riuscire a raggiungere gli obiettivi di taglio delle emissioni nel settore dei trasporti sia a medio che a lungo termine: Transport&Environment, una delle più autorevoli associazioni di monitoraggio del comparto in Europa, ha analizzato i Piani Nazionali di Energia e Clima (PNIEC) dai 28 Stati membri alla Commissione europea e ha scoperto che nessuna delle strategie presentate garantirebbe il raggiungimento degl’obiettivi di taglio delle emissioni dei trasporti entro il 2030 (target Ue -20% rispetto ai livelli del 2008) o il 2050 (-60% rispetto ai livelli del 1990).
L’analisi di T&E si è basata su parametri scelti dalla stessa associazione di monitoraggio e rappresenta quindi uno strumento più politico che scientifico: gli esperti hanno assegnato un valore a ciascun comparto (auto passeggeri, trasporto pesante, trasporto leggero, trasporto aereo, etc.) commisurato all’impatto in termini di emissioni in ciascun Paese. I valori ottenuti sono stati sommati con i punteggi assegnati ai diversi piani di taglio delle emissioni per un punteggio massimo ottenibile pari a 100.
Solo 3 Paesi hanno ottenuto un punteggio superiore a 50: Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna. Nel proprio PNIEC, l’Olanda si è impegnata entro il 2050 a vietare le vendite di veicoli tradizionali e ridurre le emissioni totali del settore dei trasporti del 29% rispetto ai livelli del 2005. Tuttavia il primo posto nel ranking è dovuto a una proposta di accordo nazionale sul clima che lo stesso governo olandese ha annunciato verrà ridimensionato. Il Regno Unito e la Spagna hanno piani simili per vietare le auto a combustibili fossili per il 2040, troppo tardi per decarbonizzare il parco veicoli entro il 2050. Il Regno Unito lascia inoltre la porta aperta agli ibridi, e sia gli impegni spagnoli che quelli britannici non sono vincolanti.
L’Italia si piazza al 17esimo posto con un punteggio complessivo di poco inferiore ai 30 punti, in linea con la media europea e subito dopo la Germania (15esimo posto): positiva l’analisi per quanto riguarda l’attenzione allo sviluppo di treni e ferrovie così come i collegamenti in innovazione tra settore energetico e promozione della mobilità elettrica. Pesano, invece, il forte investimento nel gas naturale per i trasporti e l’assenza di una strategia per ridurre il consumo di biodiesel a base di prodotti agricoli e alimentari.
“Quello che preoccupa maggiormente nella bozza di Piano inviata dal governo italiano a Bruxelles è la promozione del gas naturale nei trasporti. Il gas è un combustibile fossile e in quanto tale va nella direzione opposta alla decarbonizzazione – ha dichiarato Veronica Aneris, responsabile per l’Italia di T&E – Se vogliamo centrare l’obiettivo di Parigi è necessario adottare sin da ora misure in grado di mettere il settore sulla giusta rotta per un trasporto a emissioni zero, come la mobilità elettrica, su cui attualmente il Piano punta in maniera troppo timida”.
In coda alla classifica europea, T&E piazza Bulgaria, il cui PNIEC non prevede strategie per ridurre le emissioni di veicoli pesanti, commerciali, aviazione e trasporto marittimo, e soprattutto l’Ungheria che prevede una crescita del 30% delle proprie emissioni nei trasporti rispetto al 2005.
La Commissione Ue pubblicherà i propri pareri in merito ai Piani Nazionali Energia e Clima entro fine giugno; spetterà poi agli Stati membri inviare entro fine 2019 un nuovo piano aggiornato con le indicazioni suggerite dalla Commissione.
“L’onda verde delle elezioni europee mostra che gli Europei vogliono che l’UE si impegni per il clima– ha concluso Carlos Calvo Ambel, principale autore dell’analisi di T&E – La nuova Commissione dovrà spingere i governi a ricominciare daccapo, e dirgli di proporre un piano che non ignori le nuove generazioni che marciano nelle nostre strade”.
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