Per aumentare la produzione di bioetanolo un gruppo di ricercatori spagnoli sta valutando la resa delle coltivazioni di tabacco OGM
(Rinnovabili.it) – Per aumentare la produzione di bioetanolo senza danneggiare le coltivazioni alimentari un nuovo progetto sta studiando come impiegare tabacco geneticamente modificato. Il tabacco da fiuto, coltivato ad alta densità, viene tagliato più volte durante il ciclo di crescita e sarebbe in grado di produrre 160 tonnellate di prodotto per ettaro diventando così una fonte ideale di biomassa per la produzione di bioetanolo.
A spiegare il progetto Jon Veramendi, responsabile del gruppo di ricerca in Agrobiotecnología vegetale che si sta occupando di analizzare il tabacco modificato geneticamente: “Le piante di tabacco come fonte di biomassa per la produzione di bioetanolo potrebbero rappresentare un’alternativa alla tradizionale coltura del tabacco da fiuto, che è in declino negli Stati Uniti e in Europa, paesi che non riescono a competere con la produttività della Cina”.
Per analizzare la realizzazione del progetto i ricercatori hanno coltivato in via sperimentale due varietà di tabacco, il Virginia Oro e L’Avana, in modo da studiarne la produttività dopo essere state geneticamente modificate per aumentarne la resa e la produzione di amido e di zuccheri, utili nel processo di ottenimento dell’etanolo. “Quello che abbiamo fatto oggi è un lavoro sul campo con queste due varietà di tabacco e verificare che effettivamente aumentino sia l’amido che gli zuccheri nella foglia di tabacco”, dice Veramendi. Tuttavia, nel caso di utilizzo delle piante per la produzione di biocarburanti, i ricercatori si sono impegnati nell’analisi di una coltura di maggiore densità, simile a quella del foraggio: “se le piante di tabacco crescono molto vicine l’una all’altra lungo tutto il ciclo si riescono ad ottenere più raccolti. Quando la pianta raggiunge una altezza di circa 50 centimetri viene tagliata e portata in fabbrica per la trasformazione della biomassa in biocarburante. Così, il ciclo può portare ad una produzione che riesce a raggiungere le 160 tonnellate di materia per ettaro”.