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Svezia: biofuel per un’auto su tre entro il 2030

Gli scienziati del Knowledge Centre for Renewable Transport Fuels hanno presentato al Governo svedese un rapporto sulla “Produzione attuale e futura di biocarburanti sostenibili”

Biofuel da rifiuti, in Svezia potranno alimentare un'auto su tre

 

(Rinnovabili.it) – Entro il 2030 la Svezia potrebbe aumentare la sua produzione di biofuel fino al punto di riuscire a coprire oltre un terzo della produzione di carburante per autotrazione con l’opzione “bio”, ottenuta esclusivamente dagli scarti forestali e agricoli.

 

Che il Paese del Nord Europa fosse una delle realtà più avanzate sul fronte della sostenibilità ambientale e della buona gestione dei rifiuti, era cosa nota da tempo. Ma che potesse, in poco meno di vent’anni, trasformare completamente il proprio settore trasporti, aumentando di dieci volte la produzione di biocombustibili, è la nuova tesi sostenuta da un gruppo di ricercatori del Knowledge Centre for Renewable Transport Fuels. Gli scienziati hanno presentato al Governo svedese un rapporto sulla “Produzione attuale e futura di biocarburanti sostenibili”, parte sensibile di un’indagine ufficiale su come svezzare la mobilità svedese dai combustibili fossili e di renderla definitivamente “carbon neutral”.

 

La relazione sostiene che la Svezia è in grado aumentare la sua produzione annuale di biofuel di 3 TWh fino ad un massimo di 25-35 TWh l’anno, nel rispetto delle “restrizioni tecnologiche di oggi, e in una certa misura anche di quelle ecologiche ed economiche”. I ricercatori non si sono concentrati su un tipo particolare di biocarburante, quanto piuttosto su un approccio analitico ad ampio raggio, suggerendo che, per poter realizzare la visione proposta, ogni tipo di sistema di produzione debba essere controllato nei suoi impatti socio-economici e ambientali; ciò significa tener conto delle materie prime selezionate, della via di conversione, dell’ubicazione e delle dimensioni delle unità produttive, della logistica dei trasporti e delle possibilità di una produzione congiunta con altri vettori energetici o alimentari.

 

“Forse la conclusione più importante – spiega lo scienziato Joakim Lundgren, uno degli autori principali del rapporto – è proprio quella di non favorire un particolare tipo di combustibile, quanto piuttosto di sostenere sistemi di produzione sostenibili”.