Per porre l'attenzione sulla pericolosità delle piste ciclabili, non suddivise dalle altre corsie, due attivisti di Toronto hanno dimostrato, attraverso l'uso di rifiuti, che aumentarne la sicurezza è un fatto possibile ed applicabile.
(Rinnovabili.it) – Molto spesso le piste ciclabili non sono adeguatamente separate dalle corsie per le automobili, mettendo così a rischio la vita di ciclisti e motociclisti. Una problematica però spesso ignorata da politici ed ingegneri, che sostengono di non avere abbastanza spazio per la realizzazione di corsie separate per i motocicli. Per dimostrare il contrario due attivisti, James Schwartz dell’Urban County e Dave Meslin della Bike Union di Toronto, hanno suddiviso la corsia dedicata alle due ruote in maniera originale. Usando ramoscelli, tazze, bicchieri e rifiuti in generale, James e Dave hanno provveduto a disegnare il loro personale spartitraffico su un tratto stradale della città canadese dove si sono verificati gravi incedenti, delineando in maniera evidente un confine (quello tra corsia stradale e pista ciclabile) difficilmente visibile. Troppo frequentemente infatti camion ed automobili oltrepassano la linea “virtuale” che suddivide le due corsie mettendo in pericolo loro stessi e i ciclisti.
“Le piste ciclabili possono salvare vite umane. Esse creano uno spazio sicuro, e tengono i veicoli a motore a distanza dalle bici ma, soprattutto, servono a sensibilizzare gli utenti della strada a condividere lo spazio con gli altri”, ha sottolineato Dave Meslin, ponendo l’attenzione sul fatto che lo spazio necessario al transito dei camion esiste anche senza oltrepassare le piste ciclabili. Dall’esperimento si è infatti dimostrato che un camion, nonostante la sua lunghezza, ha ancora ben 1,5 metri di spazio disponibile fuori dalla pista ciclabile. Bisognerà quindi rendere più sicure le condizioni di guida dei ciclo-amatori se si vuole diffondere sempre di più l’uso delle due ruote, e al contempo la sostenibilità dei trasporti.