La traversata del Pacifico sta dando qualche problema al team del Solar Impulse 2. Servono condizioni meteo perfette. Che non si presentano
(Rinnovabili.it) – Sarà la volta buona? Il Solar Impulse 2 tornerà presto sulla pista di decollo, dopo la sosta obbligata a Nagoya di inizio mese? Secondo il team che lavora al giro del mondo dell’aereo solare, è necessario attendere finché le condizioni meteo per la traversata del Pacifico non volgano al meglio. Il pilota André Borschberg ha espresso ottimismo, anche se «potrebbero essere necessarie settimane per avere un fronte meteorologico chiaro che si estenda dall’Alaska a Taiwan», ha detto in una conferenza stampa a Tokyo. Il Solar Impulse 2 aveva fatto scalo a Nagoya (qualcuno lo ha pure scambiato per un UFO) il primo giugno per timore che un cielo coperto, dopo la partenza da Nanchino, avrebbe portato l’aereo, diretto alle Hawaii, pericolosamente vicino ai suoi limiti tecnici.
Si trattava infatti di una traversata di 8.175 km, la tappa più lunga del viaggio intorno al mondo iniziato ad Abu Dhabi. André Borschberg ha raccontato che il velivolo era stato leggermente danneggiato dal vento prima dell’atterraggio a Nagoya, fatto che ha lo convinto a fermarsi una volta in più: «Ma ora è stato completamente riparato – ha detto – ed è pronto a ripartire».
Saranno necessari almeno 5-6 giorni per arrivare fino alle Hawaii: i progettisti utilizzano simulazioni prima di decidere sulla sicurezza del volo. L’aereo non utilizza alcun carburante, ma soltanto pannelli fotovoltaici e batterie per l’accumulo energetico. Il mezzo ha un’apertura alare di 72 metri, poco più dell’Airbus A380, l’aereo di linea più grande del mondo. Entrambe le ali sono ricoperte da celle fotovoltaiche (17.000 in tutto), mentre la parte inferiore contiene all’interno di navicelle un insieme di accumulatori litio-polimero, un motore da 10 hp e un’elica a due pale. Inoltre, il velivolo è pesante più o meno quanto un’auto familiare, grazie una struttura personalizzata a nido d’ape, realizzata in fibra di carbonio.
Un cielo coperto può dunque costituire un grosso problema per l’aereo solare: «L’obiettivo è non prendere rischi – ha precisato il pilota – ma arrivare a destinazione in modo sicuro». Al momento, riferisce Borschberg, «è troppo nuvoloso, troppo piovoso, troppo irregolare. È come avere di fronte un muro: quello di cui abbiamo bisogno è trovare un punto debole in questo muro in modo da poterci volare sopra». La speranza è che questa “falla” si apra nelle prossime 2 settimane.