(Rinnovabili.it) – Ha segnato il record del mondo volando per 8300 chilometri solo grazie al Sole, ma ha mancato per un soffio l’impresa più grande: quella di fare il giro della Terra. Ora Solar Impulse II ci riprova e scalda ai suoi silenziosi motori elettrici per completare la sua missione, lo speciale aereo dalle ali fotovoltaiche (sono ricoperte da ben 17mila celle solari) è stato costretto la scorsa estate a rimanere alle Hawaii per un guasto alle batterie, portando via il sogno ai suoi due piloti, Bertrand Piccard e André Borschberg, del primo volo solare intorno al mondo. Ma secondo quanto rivelato alla stampa dalla portavoce Alexandra Gindroz, ora il progetto avrebbe raccolto abbastanza fondi per rimettersi in carreggiata: i soldi serviranno ora a completare le necessarie riparazioni e a finanziare la prossima fase delle operazioni.
“Il 20 aprile è la prima data possibile per la nuova partenza”, ha spiegato Gindroz alla AFP, confermando quanto già anticipato da Borschberg nei giorni passati, ovvero che il mese di aprile rappresentasse “una finestra ottimale di energia, quando le giornate sono abbastanza a lungo e le notti sono sufficientemente brevi per volare”. Ma, ha aggiunto, i dettaglio sulla prossima tappa non sono ancora stati fissati: potrebbe essere Vancouver, San Francisco, Los Angeles o Phoenix. Questa incertezza “rende il progetto difficile, ma interessante,” ha dichiarato il co-pilota che ha ricordato come il piano originale prevedesse di lasciare gli Stati Uniti dall’aeroporto di New York JFK per la traversata atlantica.
Solar Impulse II era atterrato all’aeroporto di Kalaeloa nelle isole Hawaii, dopo un volo senza scalo di cinque giorni e cinque notti dal Giappone. Al termine dell’impresa le batterie erano però fuori uso. In realtà il problema, si legge sul sito del progetto, era sopraggiunto già durante il primo giorno di traversata del Pacifico, quando i sensori avevano rilevato un surriscaldamento dei dispositivi di accumulo, causato dell’eccessivo isolamento. Come spiega lo stesso Piccard nella sua dichiarazione video non si è trattato di un guasto tecnico, bensì di un errore di valutazione nella progettazione dei sistemi di raffreddamento, non avendo preso in considerazione le alte temperature dei climi tropicali.