Lo stop imprevisto per sostituire le batterie al litio guastatesi durante la trasvolata oceanica ha fatto lievitare i costi del progetto Solar Impulse 2
(Rinnovabili.it) – Se i tempi si allungano, i costi si alzano. La matematica non è un’opinione nemmeno per il Solar Impulse 2, che si trova a dover sostenere economicamente lo stop di 10 mesi prima del nuovo decollo, previsto per l’aprile 2015. Bertrand Piccard, uno dei due piloti (insieme ad André Borschberg) a far sognare appassionati e non con l’impresa di un giro del mondo sull’aereo solare, ora ammette in un’intervista che «abbiamo bisogno di circa 20 milioni di euro» per continuare il tragitto. Il progetto è vasto: «Abbiamo circa 120 persone sul libro paga, e in più ci sono i costi di volo per il prossimo anno».
La missione, iniziata il 9 marzo scorso dagli Emirati Arabi Uniti, si è interrotta agli inizi di luglio alle Hawaii per via di un guasto alle batterie dovuto al surriscaldamento. Il problema si è verificato durante il primo giorno della traversata del Pacifico dalla città giapponese di Nagoya alle isole Hawaii. La sostituzione del pacco batterie e i successivi test richiederanno alcuni mesi. Le tappe restanti sono state rimandate perciò alla prossima primavera, quando le giornate saranno abbastanza lunghe da garantire l’irraggiamento solare necessario.
La dilatazione dei tempi, ha spiegato Piccard, ha inciso sui costi. Tuttavia «alcuni partner hanno già detto di voler continuare a supportarci. Per loro il ritardo è anche meglio, perché offre visibilità per un periodo più lungo di tempo».
Fortunatamente, sembra che qualcuno veda il bicchiere mezzo pieno di una faccenda che, tra imprevisti e guasti, sta protraendosi ben più del previsto. Del resto era da mettere in conto: un giro del mondo senza carburante consegna i piloti alla benevolenza del meteo, con il rischio di dover attendere a lungo il momento propizio per innalzarsi in volo. Dal 2003, anno di nascita del progetto Solar Impulse, sono stati spesi 150 milioni di euro: li hanno racimolati sia sponsor che singoli cittadini, oltre al governo svizzero, che ha stanziato 5 milioni.
«In progetti come questo tutto è costosto – ha detto al Guardian l’altro pilota, André Borschberg – Credo che il successo della prima parte del progetto sia stato così grande che non sarà difficile trovare i fondi necessari».