di Andrea Barbieri Carones
(Rinnovabili.it) – Il miglioramento delle opere ferroviarie sulla rete italiana sono al centro del decreto legge di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Nella giornata di ieri, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alle norme. Norme che consentono di accelerare l’iter di approvazione del Contratto di programma quinquennale tra il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) e Rete ferroviaria italiana (Rfi).
L’obiettivo è la velocizzazione dell’iter autorizzativo di tutti i progetti ferroviari. Queste riforme, inserite tra quelle previste dal Pnrr entro la fine del 2021, si aggiungono a quelle inserite dalle Commissioni Trasporti e Ambiente della Camera nella conversione del decreto legge Infrastrutture e che riguardano la sicurezza di strade, ponti, viadotti, il piano invasi e la pianificazione strategica delle Autorità portuali.
Al lato pratico, quali sono i cambiamenti messi in campo? Prima cosa: la riforma consente di accelerare l’iter di approvazione del Contratto di programma tra il Mims e Rfi. E riduce a otto mesi tempi che in passato hanno richiesto anche tre anni.
In particolare, le fasi del nuovo iter autorizzativo sono state ridotte da 12 a 3, eliminando la ripetizione di passaggi di concertazione, uno dei nodi che impedivano di snellire le procedure. Ciò non toglie che le istituzioni, Parlamento incluso, siano comunque coinvolte nel processo valutativo.
L’altra riforma approvata oggi riguarda l’accelerazione degli iter di approvazione di tutti i progetti di opere ferroviarie e consente di ridurre i tempi da 11 a 6 mesi.
Tutto sta in un piccolo cambiamento, quasi banale. Già, perché per arrivare a ciò, con un atto amministrativo si fa sì che le procedure già utilizzate per le opere prioritarie del Pnrr vengano estese a tutte le opere ferroviarie. Comprese quelle finanziate con i fondi ordinari e i fondi strutturali europei.
“In questo modo si garantisce priorità a quella che viene definita ‘la cura del ferro’, prevista per i prossimi dieci anni” chiarisce il ministro Enrico Giovannini. “Tale cura del ferro consentirà non solo di abbattere le emissioni inquinanti, ma anche di ridurre le disuguaglianze territoriali attraverso il potenziamento delle interconnessioni ferroviarie. Questo vale soprattutto per il sud e per le aree interne”.
Dai treni alle strade, fino agli acquedotti e ai porti. Infatti gli emendamenti definiti nell’iter di conversione del decreto legge 121/2021 (Infrastrutture e trasporti) realizzano tre riforme previste dal Pnrr.
La prima di queste riforme punta a migliorare la sicurezza sulle strade. Come? Anche qui è un atto relativamente banale: chiarendo il riparto di competenze e responsabilità tra enti locali e Anas/concessionari.
La seconda riforma riguarda il piano invasi per l’approvvigionamento idrico. Da un lato, punta a semplificare il quadro normativo. Dall’altro supporta gli enti attuatori nelle diverse fasi di pianificazione degli investimenti e della realizzazione delle opere.
La terza riforma riguarda la semplificazione della programmazione strategica da parte delle Autorità di Sistema Portuale. In questo caso è previsto lo snellimento dei procedimenti amministrativi per l’approvazione del documento di programmazione strategica di sistema.
Questo avviene senza che sia pregiudicata la possibilità di interventi e partecipazione di regioni ed enti locali, che potranno esprimersi in sede di Conferenza dei servizi.