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Stili di Mobilità 2023, cosa ostacola la diffusione della mobilità sostenibile in Italia?

Anche se auto elettriche e trasporto pubblico si fanno strada tra le abitudini degli italiani, chi ha difficoltà di accesso a questi beni e servizi – per difficoltà economiche o logistiche – rinuncia sempre di più a occasioni di lavoro, studio, a visite mediche o a spostarsi per svago. La precarietà nella mobilità riguarda 3 italiani su 10

Stili di Mobilità 2023: il 7% degli italiani soffre di mobility poverty
Foto di Eric BARBEAU su Unsplash

Legambiente e Ipsos pubblicano il rapporto dell’Osservatorio Stili di Mobilità 2023

(Rinnovabili.it) – Siamo un popolo che dipende ancora dall’auto diesel o benzina, anche se la mobilità sostenibile guadagna spazio. E siamo anche un paese dove chi ha meno risorse non taglia solo sulla spesa, ma è anche costretto a rinunciare ad andare dal medico, ad accettare un buon lavoro o a studiare in una buona università. Spostarsi a volte costa troppo. È la fotografia che emerge dall’Osservatorio Stili di Mobilità 2023 di Legambiente.

La terza edizione del rapporto curato insieme a Ipsos e Unrae fa il punto su cosa ostacola gli italiani a rinunciare all’auto privata preferendo una mobilità più sostenibile. Due i macigni che rendono più lento questo processo: limitata disponibilità di trasporto pubblico e scarsa accessibilità ai servizi di prossimità.

I dati del rapporto sugli stili di mobilità 2023

Condizioni strutturali che emergono dal sondaggio su cui si basa il rapporto dell’Osservatorio, condotto su scala nazionale e nelle città di Milano, Torino, Bologna, Napoli e Roma. Ogni settimana gli italiani trascorrono in media sei ore in viaggio. In due casi su tre il viaggio avviene su un’auto privata. Dato in calo rispetto al 2022, anche se di poco. Grazie all’aumento del ricorso alla mobilità sostenibile. Si registra infatti un aumento dell’uso medio dei mezzi pubblici e dell’auto elettrica (sia privata che a noleggio), che è passato dall’11 al 13% al giorno. Stabili invece gli spostamenti a piedi, in bici o in monopattino elettrico, che ammontano al 22% del tempo di viaggio.

Numeri che si traducono in un quadro in cui il divario sociale è aggravato proprio dalla mancanza di alternative nell’ambito del trasporto e, per una fetta non piccola della popolazione, da quella che viene definita mobility poverty: ossia il 7% degli italiani che non hanno mezzi pubblici o in condivisione di prossimità, né la possibilità di acquistare un’auto in famiglia.

Questi tipi di precarietà, più o meno estrema, sono molto diffusi. Ben tre italiani su dieci hanno dovuto, infatti, rinunciare negli ultimi anni a opportunità di lavoro (28%), di studio (17%), visite mediche (19%) o spostamenti per piacere e relazioni (25%).Una situazione che incide soprattutto a Napoli con il 34% dei cittadini e Roma con il 33%. Seguono poi Torino con il 28% e Milano e Bologna, generalmente più benestanti e con un’elevata offerta di mobilità sostenibile ed elettrica, con un livello di precarietà stimata intorno al 20-21%.   

Le soluzioni? Secondo il rapporto sugli Stili di Mobilità 2023, bisogna puntare sull’aumento delle flotte di autobus elettrici, migliorare l’accessibilità ai trasporti pubblici collettivi, creare zone a 30 km/h, promuovere le auto elettriche ed espandere i percorsi ciclo-pedonali. “Sono proprio le città con una maggior offerta di mobilità sostenibile, attiva o elettrica, tra cui mezzi di trasporto collettivi come treni, metropolitane, tram e autobus elettrici, quelle che permettono di spostarsi e cogliere al meglio le opportunità di lavoro, di studio e di favorire la cura e le relazioni. Dove non ci sono stazioni, piste ciclabili e fermate sopravvive solo chi può permettersi auto sempre più care e benzina a 2 euro al litro”, dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.