di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Le nazioni più progredite nella costruzione delle loro reti ciclabili hanno sfruttato le infrastrutture già presenti sul territorio, utilizzando per esempio, per il passaggio in bici, le sponde di fiumi quali il Reno o la Loira e la rete dei canali, che li connettono. A partire da questa constatazione, è stato firmato un accordo finalizzato allo sviluppo di iniziative e programmi di ricerca per lo studio delle relazioni tra la rete nazionale dei corsi d’acqua e la rete delle ciclovie regionali e nazionali, con particolare riferimento all’armonizzazione delle norme, che ne disciplinano la gestione in sicurezza. E a sottoscriverlo ci sono l’Anbi (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue),il Politecnico di Torino, dipartimento di architettura e design, il Cirem (Centro interuniversitario di ricerche economiche e di mobilità dell’università di Cagliari), Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta).
In Italia la legge sulla promozione della ciclabilità – la numero 2 del 2018 ‘Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta’ – ha previsto il recupero delle strade arginali di fiumi, torrenti, laghi e canali a fini ciclabili, con destinazione ad uso pubblico (comprese le opere di bonifica, gli acquedotti, le reti energetiche, le condotte fognarie, i ponti dismessi e gli altri manufatti stradali).
Nello sviluppo della rete cicloturistica nazionale degli ultimi anni, già sono stati privilegiati itinerari lungo corsi d’acqua di particolare interesse naturalistico e paesaggistico e sono presenti ciclovie, che seguono fiumi e canali in diverse regioni italiane; altre sono in corso di realizzazione, quale ad esempio la ciclovia VenTo, che collegherà Venezia con Torino.
Proprio a partire da queste prime esperienze, ci si è resi conto che anche in Italia esiste un grande patrimonio infrastrutturale, rappresentato dalla rete di canali irrigui e di bonifica (circa 200mila chilometri di sviluppo), gestito dai Consorzi di bonifica, che ne provvedono alla manutenzione ed alla gestione.
Nella pratica la grande difformità insita nel territorio italiano – insieme alla difformità delle norme, problemi di rapporto tra chi opera e lavora nei territori impegnati dalle vie d’acqua e chi invece le vede come occasione di turismo e cultura, attenzioni dovute ai temi della sicurezza e del rispetto di chi deve mantenere in perfetta efficienza le reti idriche – rende difficoltoso l’utilizzo di questa importante risorsa come infrastruttura ciclabile e più in generale turistica.
Con la firma dell’accordo, gli enti e le associazioni a vario titolo coinvolti si impegnano a definire i presupposti per un quadro normativo nazionale che, superando le attuali difficoltà, faciliti lo sviluppo di una rete ciclabile nazionale e del turismo sostenibile ad essa legato, in armonia con chi già ora opera lungo la rete dei nostri corsi d’acqua.