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L’80% degli italiani dovrà essere a un’ora dall’Alta velocità entro il 2030

E’ così che la ministra dei Trasporti Paola De Micheli immagina il Paese che sarà nel post Covid-19 e dopo la ‘cura’ per le infrastrutture che metteremo a punto grazie alle risorse Ue del Recovery fund

Piano Italia veloce

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Infrastrutture dall’alto valore strategico in grado di rispondere ai criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Con un principio guida: combattere le disuguaglianze e la “tirannia della distanza”, cioè mettere nelle condizioni l’80% degli italiani, entro il 2030, di essere a meno di un’ora di distanza da una grande infrastruttura ferroviaria, come l’Alta velocità. E’ questo, in sintesi, un pezzo dell’obiettivo del Piano Italia Veloce raccontato dalla ministra delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli nel corso dell’apertura del festival dello Sviluppo sostenibile organizzato dall’Asvis.

L’emergenza sanitaria ha rafforzato la convinzione nell’opinione pubblica che i nostri modelli di sviluppo attuali non sono più adeguati a rispondere ai bisogni delle prossime generazioni – ha affermato De Micheli – non lo sono né in termini quantitativi né in termini qualitativi. Il rischio sarebbe quello di continuare a guidare la macchina del nostro sviluppo guardando lo specchietto retrovisore”. E’ per questo che “l’Italia nel 2030” dovrà essere “più green e sostenibile, con meno distanze fisiche e sociali, con tante occasioni di mobilità, più integrata anche attraverso le infrastrutture europee”.

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Ma ha avvertito: “Senza un sistema semplificato ma di alto livello non è possibile realizzare infrastrutture ad alto contenuto tecnologico: nel quadro di un assetto regolatorio solido l’intervento statale può contribuire al contrasto delle disuguaglianze”.

“I criteri utilizzati per la scelta delle infrastrutture da realizzare o finanziare tengono conto dei principi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica – ha detto la ministra – in particolare importanza è stata data alla necessità di potenziare le infrastrutture per garantire l’intermodalità tra tutti i sistemi di trasporto, promuovere l’accettazione delle scelte infrastrutturali da parte delle comunità locali e abbattere i costi; riteniamo di aver selezionato opere giuste in questo senso, al fine di ridurre i divari tra aree geografiche del Paese”.

Inoltre De Micheli ha ricordato che uno dei pilastri del Piano è rappresentato dalla mobilità urbana; soprattutto la necessità di creare un collegamento vero per le periferie. Un aspetto su cui si interverrà – ha spiegato – anche con alcune misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ed è così che si scivola poi sul Recovery fund, e l’idea del portavoce dell’Asvis Enrico Giovannini, trova d’accordo anche la ministra De Micheli: “L’impostazione che lega resilienza e sostenibilità, come definita dall’Agenda 2030 e dalle recenti linee programmatiche dell’Ue – ha affermato l’ex ministro e presidente dell’Ista – deve essere recepita nel Piano che il governo sta preparando. Ma pensare che la trasformazione del nostro Paese possa essere realizzata usando solo le risorse del Next generation Ee sarebbe un errore”.

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