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Salvini imbocca contromano il viale della riforma del nuovo codice della strada

Nuovo codice della strada: tutte le critiche alla stretta su bici e monopattini
Foto di Jill Wellington da Pixabay

Fiab e ANCMA stroncano il nuovo codice della strada

(Rinnovabili.it) – Assurdo far passare le vittime della violenza stradale nel ruolo dei colpevoli. Per di più con misure che non si vedono in nessun altro paese europeo. Arriva da Fiab, la Federazione italiana ambiente e bicicletta, la stroncatura più netta del nuovo codice della strada annunciato nei giorni scorsi dal ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Matteo Salvini.

Monopattini e bici, la stretta del nuovo codice della strada

Critiche che colpiscono due punti in particolare del provvedimento che dovrebbe essere presentato ufficialmente entro il mese di giugno: la stretta sui monopattini e quella sulle biciclette. “Il pacchetto interverrà anche sulla mobilità dolce, sulle due ruote che non erano disciplinate ovviamente nel 1992, prevedendo casco, assicurazione, targa e frecce obbligatorie per monopattini e biciclette”, ha anticipato Salvini in un question time alla Camera il 7 giugno. Misure che il ministro aveva già anticipato nei mesi scorsi, ma che adesso assumono una veste più ufficiale per la sede in cui sono state presentate e con il provvedimento ormai in dirittura d’arrivo.

Se l’intenzione è avere meno incidenti e salvare più vite, il nuovo codice della strada imbocca il viale delle riforme contromano. “Agendo in questa direzione non si interviene sulle tre principali cause di incidenti e collisioni stradali ovvero: velocità elevata, distrazione, mancanza di precedenza agli attraversamenti”, avverte Fiab.

Di misure strutturali parla anche l’ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori). “Si tratta di misure che non vanno nella direzione di ottenere maggiore sicurezza, per la qualesi legge nel comunicato dell’associazione – serve un impegno strutturale ed educativo a tutela di chi utilizza la bicicletta, che è un utente debole della strada”. Senza considerare che penalizzare quest’industria sarebbe “un autogol” che colpirebbe “uno dei primi produttori di biciclette dell’Eurozona”, un comparto che “vale 3,2 miliardi di euro”.

Misure come quelle contenute nel nuovo codice della strada sarebbero poi un unicum in Europa. E un esperimento che ha già dato risultati discutibili in passato. “La Svizzera è stata l’unico stato a sperimentare in passato obblighi analoghi a quelli oggi in Italia, decidendo poi di abolirli più di dieci anni fa, perché ritenuti inutili e persino dannosi ai fini della sicurezza stradale”, ricorda Fiab. Bisognerebbe invece promuovere l’uso delle due ruote sia come “mezzo di trasporto in città” sia tramite “cargo bike per le consegne nei centri urbani”.

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