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Monopattini elettrici, Parigi vota per il divieto

Referendum nella capitale francese, pioggia di no ai monopattini elettrici. Vota solo l’8%, ma ora gli operatori temono l’effetto domino

Monopattini elettrici
via depositphotos.com

Il divieto riguarderà solo i monopattini elettrici in sharing, non i mezzi privati 

Da una parte l’odio, dall’altra il disinteresse. Sono le due sensazioni che hanno guidato il voto del referendum tenutosi a Parigi sui monopattini elettrici in sharing, che sono stati banditi dalla capitale francese a seguito della decisione emersa dalle urne. Odio, perché quasi il 90% dei voti espressi domenica era per un divieto. Disinteresse, perché meno dell’8% degli aventi diritto è andato a votare (103 mila su 1,4 milioni di aventi diritto).

Una minoranza molto “vocale”, dunque, e determinata a liberarsi dei mezzi a due ruote che da qualche anno sfrecciano nelle nostre metropoli, ha inflitto un colpo agli operatori del settore, che ora dovranno spostare il business da qualsiasi altra parte, ma non a Parigi.

Naturalmente, chi possiede un monopattino elettrico privato, continuerà ad utilizzarlo senza restrizioni. Il divieto, infatti, riguarda solo il servizio di sharing

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Come siamo arrivati a questo punto? Secondo i media locali, c’era una crescente preoccupazione per il modo in cui molti cittadini guidavano i monopattini: zigzagando nel traffico, sfrecciando accanto ai pedoni sui marciapiedi alla velocità di 25 km/h. I “monopattinisti” inoltre, la maggior parte delle volte non indossavano il casco e i bambini di 12 anni potevano noleggiare legalmente i mezzi, che non di rado venivano poi parcheggiati dappertutto: sui marciapiedi, in mezzo alle piste ciclabili, nei prati.

Ad animare il referendum, però, non è stato soltanto il dibattito sulla mancanza di senso civico scatenata dai monopattini elettrici. Nel 2021 una donna italiana di 31 anni è stata uccisa dopo essere stata investita da uno scooter elettrico che trasportava due persone. È caduta e ha battuto la testa sul marciapiede, subendo un arresto cardiaco.

Nonostante questo, gli operatori del servizio di sharing, che gestiscono circa 15 mila mezzi, hanno sempre sostenuto che ai loro veicoli era imputabile solo una piccola percentuale degli incidenti stradali di Parigi.

Il sindaco della capitale, Anne Hidalgo, ha però indetto il referendum. “Mi impegno a rispettare la scelta degli elettori, puramente e semplicemente”, ha detto ai giornalisti mentre si recava alle urne domenica. 

Temendo che i loro clienti, principalmente giovani, non andassero a votare, i tre principali operatori – Lime, Dott e Tier – hanno lanciato campagne sui social media per sollecitare le persone a votare a loro favore e offerto corse gratuite per tutta la domenica. Il risultato, però, non è arrivato. E ora le aziende temono che altre città seguiranno l’esempio di Parigi.