Per raggiungere il traguardo della decarbonizzazione, occorre non solo ridurre le emissioni inquinanti dei trasporti privati, pubblici e delle merci ma la vera sfida è ripensare completamente il modo in cui ci muoviamo nelle nostre città, superando la centralità che abbiamo dato all’auto privata e potenziando i mezzi di mobilità sostenibile. Per fortuna negli ultimi anni qualcosa sta cambiando, almeno nel modo di intendere la mobilità urbana, come evidenzia il Rapporto Mobilità Sostenibile 2024 realizzato dall’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale.
Il documento mette in luce il ruolo cruciale (e critico per l’Italia) delle tecnologie digitali nella trasformazione della mobilità in Italia. Infatti, nel 2023, Secondo il rapporto, l’81% degli intervistati considerava le tecnologie digitali indispensabili per migliorare i trasporti urbani, ma nel 2024 questa percentuale è scesa lievemente, intorno al 75% nei grandi centri e al 71% nei piccoli comuni. Un calo che riflette anche l’influenza che i limiti infrastrutturali hanno sulla capacità di sfruttare appieno il potenziale delle tecnologie.
Gap digitale e culturale: tecnologie sono porta d’accesso alla mobilità sostenibile
“La mobilità sostenibile non è solo una sfida tecnologica, ma una vera e propria trasformazione culturale”, ha affermato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale, “il nostro rapporto evidenzia come ancora oggi, il divario infrastrutturale penalizzi i piccoli centri urbani a vantaggio delle grandi città metropolitane. Serve uno sforzo congiunto per abbattere il digital divide e garantire un accesso uniforme a tutte le soluzioni tecnologiche, affinché ogni cittadino possa beneficiare delle opportunità offerte da una mobilità moderna, sostenibile ed efficiente“, ha concluso Epifani.
Divario nord/sud come gap tra digitalizzati e non
Ma il gap non è solo nella dicotomia città e piccoli comuni, ma tra nord e sud, e tra chi possiede strumenti e conoscenza digitali e non. Nel 2023, il 73% di chi non utilizzava il digitale e non era attento alla sostenibilità riteneva che l’IA potesse essere utile per la mobilità, contro l’89% dei cittadini digitalizzati e sensibili ai temi ambientali.
L’indagine conferma che gli italiani più digitalizzati e più sensibili alla sostenibilità – i “Sostenibili
Digitali” – sono anche i principali utilizzatori di strumenti digitali per la mobilità. Nei grandi centri, il
64% di loro utilizza regolarmente app di navigazione satellitare, mentre nei piccoli centri questa
percentuale scende al 42; mentre nel 2024 emerge anche un uso ancora più limitato delle tecnologie tra i meno digitalizzati.
Necessario colmare questo doppio gap, culturale e tecnologico, che nella mobilità elettrica è anche più evidente; sia nel 2023 che 2024, appena il 6% degli utenti utilizza regolarmente app dedicate alla localizzazione delle stazioni di ricarica ed il 19% degli abitanti dei grandi centri utilizza app di carpooling almeno occasionalmente, contro l’11% dei piccoli centri; carsharing e bikesharing sono adottati dal 24% dei cittadini residenti nei grandi centri, ma appena dal 13% della popolazione residente nei piccoli centri.
Più digitalizzati e più consapevoli dell’urgenza della mobilità a basso impatto ambientale
Tuttavia, cresce la consapevolezza sull’impatto ambientale delle auto ibride ed elettriche: il 65% nei grandi centri e il 56% nei piccoli è “abbastanza” o “molto d’accordo” che queste tecnologie possano abbattere costi e ridurre l’inquinamento. E ancora, il 65% degli intervistati dal Rapporto nelle città e il 68% nei piccoli riconosce l’importanza dell’intelligenza artificiale e dei dati per migliorare la mobilità urbana, attraverso sistemi come smart parking.
Comunque l’adozione di tecnologie digitali non è esclusiva dei più sostenibili, anche gli “analogici” mostrano una propensione crescente verso le soluzioni digitali, al contrario, i gruppi di cittadini che non sono in nessun modo attenti alla sostenibilità, digitalizzati o meno, evidenziano una maggiore resistenza. Per convincere chi oppone resistenza al cambiamento, secondo il Rapporto occorre attuare politiche pubbliche mirate, volte ad aumentare il grado di consapevolezza, accompagnandoli allo stesso tempo, verso un uso corretto e responsabile.