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Sulla mobilità delle due ruote resta il divario tra Nord e Sud

Il rapporto dell’Osservatorio ‘Focus2R’, promosso dall’Associazione nazionale ciclo e motociclo accessori di Confindustria e Legambiente. “C’è ancora molto da fare sulla sicurezza”. Il ministro dell’Ambiente lancia la cabina di regia, con Anci, con il mondo produttivo e le associazioni ambientaliste, e la proposta che la mobilità sostenibile entri nell'ambito della formazione ambientale nelle scuole

mobilità delle due ruote
Foto di Free-Photos da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – La mobilità sulle due ruote ha visto una “graduale ascesa nell’agenda politica delle città italiane, seppure ancora troppo lenta e accompagnata da due ricorrenti campanelli d’allarme: la sicurezza degli utenti della strada e il profondo divario tra Nord e Sud del Paese nelle misure messe in campo”. Questa la fotografia che emerge dal quinto rapporto dell’Osservatorio Focus2R, la ricerca promossa da Confindustria Ancma (Associazione nazionale ciclo motociclo accessori) insieme con Legambiente, elaborata dalla società di consulenza Ambiente Italia.

L’indagine rivolta a 104 municipi, a cui quest’anno hanno risposto 79 amministrazioni, mostra come nel 2019 siano aumentate le piste ciclabili, ciclopedonali, le zone 20 e 30 chilometri orari (più 6% rispetto al 2018 e più 20% rispetto al 2015), la crescita della possibilità di accesso delle biciclette alle corsie riservate ai mezzi pubblici e il numero di Comuni con postazioni di interscambio bici nelle stazioni ferroviarie, mentre sono in calo le città in cui è consentito il trasporto di biciclette sui mezzi pubblici e quelle dotate di un servizio di bike sharing, che passano dal 57% del 2018 al 53% del 2019.

Invece desta preoccupazione che “253 delle 3.173 vittime della strada del 2019 siano stati ciclisti (in aumento del 15% rispetto al 2018). Un tema che – secondo il rapporto – sta progressivamente entrando nei programmi dei municipi: il 48% dei Comuni intervistati considera il miglioramento della sicurezza stradale una priorità molto alta, o alta. Mentre sembra che i Comuni stiano ‘abbassando la guardia’ sui motociclisti con i due principali strumenti di pianificazione della mobilità urbana (Pum e Pgtu) che nel 59% dei casi non considera la loro sicurezza una priorità”.

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“Appare evidente che ci sia ancora molto da fare, in particolare per la sicurezza degli utenti – osserva il presidente di Ancma, Paolo Magri – dalle città arriva una nuova domanda di mobilità individuale, resa viva anche dalle conseguenze della pandemia, che hanno esaltato alcune peculiarità delle due ruote come la fruibilità, la sostenibilità ambientale, il distanziamento e la velocità negli spostamenti. Questo rende i centri urbani il terreno ideale per consolidare con più coraggio quello che di buono è già stato fatto e per sperimentare nuove misure in favore della mobilità su due ruote e della sua integrazione con le altre soluzioni di trasporto. L’industria delle due ruote è pronta ad affrontare questo percorso e la sfida della mobilità elettrica, pur nella consapevolezza delle difficoltà che questo percorso comporta: sarà infatti necessario tempo, investimenti e il sostegno delle istituzioni per supportarli in maniera sussidiaria”.

“E’ in atto un vero e proprio cambiamento delle abitudini ma restano evidenti le solite emergenze – mette in evidenza Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – tra collisioni stradali e inquinamento urbano nel 2019 sono morte più di 83mila persone, per un costo sociale che l’Istat stima in 16,9 miliardi di euro, l’1% del Pil nazionale. Si può e si deve cambiare. Un primo passo potrebbe essere il rifinanziamento del Piano nazionale per la sicurezza stradale per progetti di mobilità dolce cofinanziati dagli enti locali e potenziare il trasporto ferroviario regionale, il trasporto pubblico locale e la sharing mobility”.

Il 2020 per le due ruote a motore si chiude con “un significativo recupero dei volumi persi per le conseguenze della pandemia di Covid-19”. L’immatricolato immette sul mercato 218.626 veicoli, pari ad un calo del 5,76%. Secondo i dati “il settore delle moto è quello che meglio riesce a erodere il gap rispetto allo scorso anno, chiudendo con un meno 4,86% e immatricolando 94.108 mezzi, mentre gli scooter congelano la flessione a meno 6,43%, con 124.518 veicoli immatricolati. L’esaurimento delle risorse destinate agli incentivi elettrici impedisce ai ciclomotori nel loro complesso di chiudere l’anno in positivo: nel 2020 il mercato dei ‘cinquantini’ si ferma a meno 3,02% e totalizza 19.746 veicoli. Nel complesso durante il 2020 sono stati immessi sul mercato 238.372 veicoli a due ruote, pari ad una flessione del 5,54%”. Il 2020 delle due ruote a trazione elettrica chiude invece con un complessivo aumento dell’84,5%, superando per la prima volta i 10mila veicoli immatricolati. La crescita più significativa in termini percentuali del 2020 è quella che interessa il mercato degli scooter con un più 268,8% (6.088 veicoli immatricolati), seguono le moto con più 125,7% (377 veicoli) e i ciclomotori che, con 4.378 mezzi chiudono l’anno a più 8,3%.

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I Comuni più attenti a ciclisti e motociclisti sono quelli di Emilia Romagna e Lombardia. Tra i top 5 per infrastrutture ciclabili (metri per abitante) ci sono Reggio Emilia, che stacca tutti con più di 40 metri equivalenti per abitante, e poi Cremona, Mantova, Lodi e Ravenna. A Bologna, Venezia, Firenze, Ferrara e Treviso c’è il maggior numero di stalli nelle stazioni ferroviarie. La sharing mobility cresce, con una flotta concentrata per il 75% a Milano (con 13mila unità), Firenze (4mila), Torino (2.500) e Bologna (2.500). La vendita di biciclette ed eBike nel 2019 (ultimo dato disponibile) è stata di 1,71 milioni di unità, il 7% in più rispetto l’anno precedente, mentre l’universo delle bici a pedalata assistita è cresciuto da solo del 13%, passando da 173mila a 195mila unità. Secondo le prime stime di Ancma nel 2020 il mercato farebbe segnare un ulteriore aumento compreso tra 20 e 25% sul 2019, superando il tetto dei 2 milioni di pezzi venduti. 

Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa pone l’accento su sicurezza e formazione: dopo gli incentivi all’uso di bici e veicoli elettrici che hanno caratterizzato la politica della mobilità nel 2020 ora è il momento di sostenere il bisogno di sicurezza. E propone “di costituire presso il ministero dell’Ambiente una cabina di regia con Anci, con il mondo produttivo e le associazioni ambientaliste per immaginare come applicare bene la legge di Stabilità e il Recovery fund, che ha una tempistica di 6 anni”; ci sono risorse “per ciclovie e piste ciclabili con l’obiettivo di arrivare a 20mila km piste ciclabili e ciclovie, abbiamo modificato alcune norme del codice della strada e spinto il settore industriale ad andare incontro a chi vuole usare mobilità sostenibile e dolce”. Poi aggiunge anche “la proposta di cui ho parlato con la ministra Azzolina, immaginare che la mobilità sostenibile entri nell’ambito della formazione ambientale nelle scuole, per costruire il cittadino di domani”.