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Verso il boom della mobilità condivisa: dal 3 al 7% dei viaggi urbani entro il 2030

Mobilità condivisa: vale il 7% degli spostamenti urbani al 2030
Foto di Jonas Jacobsson su Unsplash

Le previsioni sulla mobilità condivisa nel rapporto dell’azienda di consulting Oliver Wyman

(Rinnovabili.it) – Monopattini, auto e scooter elettrici in sharing sono un modello più sostenibile per gli spostamenti urbani. Che permette di iniettare più equità nella transizione. E prenderà sempre più piede: entro il 2030, la mobilità condivisa a livello globale arriverà a coprire il 7% dei tragitti in città rispetto al 3% di oggi. Per un mercato che a fine decennio avrà un valore di 400 miliardi di dollari.

Sono le stime contenute in un rapporto pubblicato oggi dall’azienda di consulting Oliver Wyman e presentato alla Lisbon’s Web Summit, una degli appuntamenti principali in Europa sull’innovazione tecnologica. Nei prossimi 7 anni, a livello globale, i viaggi in auto private alimentate con motori diesel o benzina si ridurranno della metà, dal 54 al 28% degli spostamenti urbani. Mentre l’uso delle auto elettriche triplicherà dal 5 al 15%. E se treni, autobus e mobilità a piedi resteranno sostanzialmente invariati, a totalizzare un incremento significativo sarà proprio la mobilità condivisa.

Benefici economici, sociali e ambientali della mobilità condivisa

I benefici si distribuiscono sia sulla dimensione economica che su quelle sociale e ambientale. La mobilità condivisa sarà fonte di reddito per 16 milioni di persone nel mondo nel 2030, contro i 9 milioni di oggi. Concentrati soprattutto in Asia a causa del peso demografico specifico della regione. Ma con la crescita più significativa che si registrerà in Africa, il continente con il più alto tasso di urbanizzazione.

Ci sono poi aspetti legati alla convenienza economica che si intrecciano con temi sociali. La mobilità condivisa “può fornire alternative convenienti al possesso di un’auto privata ed è particolarmente vantaggiosa per le persone con redditi più bassi a causa dei minori costi iniziali”, sottolinea il rapporto. “Anche se un conducente percorre fino a 15.000 km all’anno, il passaggio dal possesso di un’auto privata alla mobilità condivisa può comportare notevoli risparmi sui costi”.

Mentre calcolare i benefici ambientali effettivi è più complesso dal momento che entrano in gioco molte variabili, tra cui i comportamenti degli utenti, il passaggio a un altro modo di trasporto e le politiche nazionali e locali per favorire l’intermodalità. “Ad esempio, le auto personali in Europa ora percorrono 1.700 km in meno all’anno rispetto a dieci anni prima, ma il livello di veicoli immatricolati per nucleo familiare è rimasto più o meno lo stesso. Ciò suggerisce che le persone guidano meno ma non sono ancora disposte a rinunciare alla propria auto personale”, nota il rapporto. Ma in uno scenario ottimistico, la mobilità condivisa potrebbe tagliare fino al 40% delle emissioni dei trasporti.

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